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Verso la conclusione del Giubileo. Alla ricerca del tempo donato | + Roberto Filippini

Ripercorrere il calendario del Giubileo e rivivere alcuni momenti per fissarli nella memoria è un esercizio che invito tutti a compiere, perché questo tempo di grazia che abbiamo vissuto, non scivoli via come sabbia fra le dita, precipitando nell’oblio, senza lasciare traccia.

Il Giubileo è “un anno di Grazia del Signore” (cf Lc4,19), dobbiamo credere alla Chiesa che ce l’ha concesso in Suo nome; non solo un anno di incontri e di cerimonie, di attività culturali e sociali, ma un anno in cui il Signore offre abbondantemente la sua indulgenza, la sua misericordia e il suo Spirito a chi apre il cuore, pronto a riceverne i doni, per un’esistenza cristiana rinnovata profondamente. Il Giubileo è un tempo favorevole dunque per la conversione personale e la riforma comunitaria e tutto ciò che è stato proposto per festeggiare i cinquecento anni di vita della nostra Diocesi, ha avuto questo obbiettivo. Forti di una storia di Chiesa, casa di Dio fra gli uomini, siamo stati chiamati a presentarci oggi come Tempio del Signore, saldo e compatto, accogliente e aperto a tutti, costituito di pietre vive, strette alla pietra angolare, scelta e preziosa che è Cristo Gesù. (cf 1Pt 2, 4-5).

La bolla pontificia di indizione fu letta solennemente nelle comunità Parrocchiali durante la liturgia della Domenica delle Palme e porta come data d’inizio del Giubileo, il 14 maggio 2019, giorno in cui abbiamo aperto la Porta Santa e abbiamo inaugurato il restauro compiuto della Cattedrale, consacrando anche il nuovo altare.

Era però da tempo che la Diocesi si preparava, indirizzando gli animi a questo anno straordinario e proponendo alcuni obbiettivi da perseguire: un’esperienza più profonda dell’essere Chiesa, mistero di comunione, un senso maggiore di appartenenza alla Diocesi, un’attenta cura delle celebrazioni liturgiche perché siano incontri intensi col Signore e di comunione con i fratelli, un ripensamento della trasmissione della fede nella catechesi, specialmente per l’iniziazione cristiana, uno slancio missionario che miri soprattutto al mondo giovanile e alle famiglie, un rilancio dell’impegno di servizio nella carità e nella sensibilità sociale.

Riflettendo sui momenti più significativi del Giubileo sarà bene interrogarci e scandagliare dentro di noi, circa la comprensione di queste mete e il loro raggiungimento.

In questo avvio di una revisione che sento necessaria vorrei concludere ricordando uno dei primi appuntamenti, di questo percorso giubilare che per molti sarà passato inosservato, ma in cui fu proposto un segno ben visibile che ci ha costantemente accompagnato.

Proprio un mese prima dell’apertura della Porta Santa, il 15 aprile, data d’inizio della storia autonoma della Chiesa pesciatina nel 1519, fu presentato in Vescovato il logo del Giubileo, genialmente disegnato da un’alunna dell’Istituto artistico Sismondi che ben presto fu esposto in tutte le Parrocchie ed è stato la sigla di ogni iniziativa giubilare: in colori pastello, è tratteggiato un 500 che si colloca sul profilo della cattedrale e del campanile. Le gobbe degli zero sembrano alludere ad un ponte (quello del Duomo?) e lo spazio interno al cinque, ad una piazza: ci sembrò un bel messaggio augurale perché la nostra Chiesa si faccia ponte che unisca tutti gli uomini di buona volontà e offra uno spazio, un’agorà, dove le persone si possano ritrovare in dialogo fraterno e in ricerca di unità. Quanto è vicino o lontano questo sogno?