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Depsa, tra Gli amori di Cutugno e lo Champagne di Di Capri | intervista di Carlo Pellegrini

Depsa, pseudonimo di Salvatore De Pasquale, è un artista a tutto tondo. Da sempre lo confermano soprattutto le sue numerose canzoni incise su milioni di dischi e i molti programmi televisivi che ha ideato da accattivare l’interesse generale.

Uomo versatile e di grandi e inconfodibili talenti artistici rimane complesso sintetizzare la sua carriera artistica in poche righe di un giornale. Depsa appartiene a pieno titolo alla storia della musica e dello spettacolo italiano. Depsa, attualmente, ricopre perfino il ruolo di docente di Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi dell’Insubria.

D.Depsa, secondo lei, cosa ha reso soprattutto importante la sua carriera?

R.Sono laureato in legge e non riuscivo a trovare lavoro. Tentai anche alla banca Monte dei Paschi di Siena ma risultò inutile. Peppino Di Capri, nonostante la sua celebrità era rimasto a Napoli dove aveva aperto una piccola casa discografica e mi aveva scoperto. Infatti, per lui, ancora ragazzino, scrissi alcune canzoni tra cui Champagne. Non credevo che si potesse vivere scrivendo canzoni, pur avendone già fatte alcune di successo, e così cercavo un lavoro stabile, il famoso “posto fisso “, che mi permettesse di essere tranquillo e mi permettesse nel tempo libero di occuparmi di musica. Invece ebbi la fortuna di essere assunto a Milano dalla DURIUM, una delle case discograsfiche più importanti d’italia, come produttore artistico: un sogno che si avverava, perchè rimanevo, con un ruolo importante, nel campo dello spettacolo, e avevo anche il famoso “posto fisso “, anche ben retribuito. Dopo sette anni, lasciai per andare a lavorare per la quasi neonata Fininvest, come autore televisivo perchè capii che il futuro era la televisione. Riconosco di possedere un dna particolarissimo. Infatti, ottimizzo le negatività scrivendo. Ovvero, la mia introversità la ottimizzo scrivendo. A sei anni scrivevo cose bellissime e possiamo chiederci: come è possibile?

D.Dopo quasi cinquanta anni di onorata carriera può raccontarci qualcosa dei suoi grandi successi canori e televisivi?
R.Ho capito che frequentando delle grandi personalità dal punto di vista artistico quanto sia importante mantenere l’umiltà, la professionalità, l’accortezza degli sbagli. Come autore televisivo ho organizzato anche quindici edizioni del Telegatto di cui sette presentate da Corrado, persona bella, ironica e al tempo stesso signore. Questi mi chiamò mentre io facevo Stranamore con Alberto Castagna, perchè organizzassi insieme a lui la sua ultima Corrida. Corrado aveva un grande rispetto nei riguardi degli altri. Lui mi apprezzava molto. Il penultimo giorno che stavamo preparando l’ultima puntata della Corrida mi disse: “Salvatore, tu sei il miglior autore che ho avuto”. Per il suo addio alla televisione mi chiese di scrivere una poesia. In mezz’ora buttai giù dei versi perchè tanta era la siombiosi tra me e lui. Ancora oggi questa poesia è considerata il testamento spirituale di Corrado. 

D.Una sua bella canzone, Gli amori, è stata interpretata da Toto Cutugno e da Ray Charles…
R.Questa canzone nasce con testo e musica mie. Venne portata al Festival di San Remo del 1990 da Toto Cutugno. Nel frattempo ero andato negli Stati Uniti e Cutugno modificò parte del ritornello senza farmelo sapere. A quel Festival partecipava anche Ray Charles interpretando questa canzone. Questi mettendosi seduto al pianoforte cantò la canzone esattamente con le stesse note che avevo scritto io. Ray Charles rispettò la canzone come era nata e Toto Cutugno no. E pensare che il provino di questa canzone lo aveva già fatto Peppino Di Capri e poi decise di non farla…

D….e poi anche Il Sognatore interpretata da Peppino Di Capri.
R.La canzone Il Sognatore è un po’ il mio testamento spirituale: Son diventato un sognatore Per sentirmi meno solo E per non sapere più quanti anni ho… E’ la mia canzone che mi appartiene come contenuto e che scrissi in macchina seduto sui sedili posteriori percorrendo l’autostrada tra Milano e Firenze. A Firenze mi addormentai e la canzone la terminai a Napoli.

D.Come nascono le sue canzoni e i progetti dei suoi programmi televisivi?
R.Sono figlio del Vesuvio… Sono fortunato per essere nato a Napoli e fortunato perchè Milano mi ha aperto le braccia e mi ha permesso di fare tante cose, mentre a Napoli non saprei cosa avrei fatto. Ho una mente vulcanica. Infatti nel mio computer c’è di tutto e la qualità la lascio giudicare agli altri. Forse sono la persona più poliedrica che conosco. Praticamente non riesco a non creare, non riesco a stare fermo… Scherzi a parte nacque quando lavoravo con Patrizia Rossetti al programma Buon Pomeriggio che andava in onda su Rete 4. In questo programma tranquillo parlavamo anche di telenovelas ed era una gran noia. Tra me pensavo: E’ possibile fare un programma di scherzi in televisione? Feci questa proposta ma all’inizio fu rifiutata ma poi venne realizzata. Scherzi a parte nacque perchè avevo bisogno di qualcosa di diverso. Sono curioso e la voglia di imparare mi tiene giovane.

D.A quali delle sue canzoni e a quali dei suoi programmi televisivi è particolarmente affezionato?
R.Scherzi a parte perchè nessuno lo voleva fare e poi si è rivelato una vittoria. Per quanto riguarda le canzoni, come ripeto, sono affezionato a Il Sognatore e La Panchina. Quest’ultima se l’avesse interpretata Francesco De Gregori sarebbe stato un grandissimo successo come La donna cannone. Il testo me lo ha ispirato molto mio padre perchè l’ho scritto pensando a lui. Un’altra canzone che scrissi a 16 anni è Il musicista che mi fece molto notare ed è molto diversa dalle canzoni che si scrivevano in quel periodo.

D.Qual è la relazione tra la sua attività di musicista e autore televisivo con quella particolare di disegnatore a matita?
R.Mia moglie si ammalò, siamo nel 2012. In un primo tempo la situazione sembrava che migliorasse, ma purtroppo poco dopo iniziò il peggioramento: fu sottoposta a chiomioterapie, trapianto del midollo e poi si spense. In quel periodo avevo bisogno di esprimere in qualche maniera il mio umore. Mia moglie aveva solo me e i nostri due figli ancora piccoli. Quindi ho iniziato a disegnare perchè avevo il desiderio di disegnare ed era più forte di me. Avevo la necessità di raccontare certe cose attraverso il disegno. Emergeva interiormente quello stato di non riuscire a stare fermo. Nel cuore c’è tutto…

D.La celebrità certamente entusiasma. Ma quali prezzi occorre pagare?
R.Io non sono mai stato celebre. E la mia fortuna è stata questa. Dovevo cantare all’inizio e non ho avuto il coraggio di farlo e forse a quel tempo potrei essere diventato celebre. Come addetto ai lavori mi conoscono tutti. Quando facevo la Corrida con Jerry Scotti ogni tanto la gente mi riconosceva. Sono una persona che qualche volte qualcuno riconosce ma non capisce bene chi sono. Carlo, chi ama la storia della musica e dello spettacolo italiano come te sa chi sono.

D.Può esprimerci alcune valutazioni sulla televisione di oggi?
R.La televisione di oggi è un disastro. Ci sono troppe televisioni e troppi pochi soldi. Si realizzano dei programmi a basto costo e qualità si è abbassata tantissimo. Si lavora con delle persone sconosciute che cominciano con la televisione non che sono arrivate alla televisione senza anni e anni di gavetta come accadeva prima; la qualità si va a perdere

D.Depsa, oggi cosa appare nel suo orizzonte artistico?
R.Io morirò inventando qualcosa… Ho tante cose da non avere idea. Ho dei musical, delle canzoni veramente belle, la pubblicazione di un ulteriore libro e una serie di idee per altre cose… Sono nato a Portici sotto il Vesuvio e come quest’ultimo ho la lava dentro che deve uscire…