Cantautore napoletano doc come il fratello Edoardo, Eugenio Bennato può essere considerato senza ombra di retorica un protagonista soprattutto della canzone partenopea.
Musicista dotato di grande talento, le sue inconfondibili canzoni sono conosciute in quasi tutto il mondo.

D. Eugenio Bennato, quali messaggi si possono desumere dalle sue canzoni?
R. Io lo lascerei dire a chi ascolta le mie canzoni… Noi facciamo le canzoni per chi le ascolta. Il messaggio, direi, è l’esistenza di un punto di vista alternativo, di un punto di vista diverso. Io all’inizio ascolto tanta musica, ma ho sempre fatto una scelta di una musica che si contrappone alla musica commerciale.

D. A nostro avviso dalle sue inconfondibili canzoni emerge anche una visione culturale dei temi che affronta. Non le sembra?
R. Io ricordo che da ragazzo, ancora prima di compiere 20 anni, fondai la Nuova Compagnia di Canto Popolare che a quel momento era un fatto abbastanza “rivoluzionario”, perchè si trattava di mettere in risalto la musica popolare per una nuova generazione che era lanciata nella epopea dei Beatles ecc… Insomma noi facemmo una scelta impopolare per certi versi, nel senso che le ragazze non ci seguivano e dicevano: ma cosa fanno questi con degli strumenti antichi e strani in mano? Già allora era una scelta di campo. Una musica che si contrapponeva alla logica del mercato.

D. Nella sua vasta produzione musicale quali sono le canzoni che ritiene più preziose?
R. La canzone più preziosa penso sempre che sia la prossima che devo scrivere. Nel senso che posso vantare questo. Sono tanti anni che continuo a raccogliere un pubblico che attendono le mie cose ultime. Però sicuramente i temi importanti sono il Sud, il brigantaggio e il Mediterraneo.

D. Nelle sue canzoni si assiste ad una simbiosi tra musica popolare e musica etnica. Dove nasce questa sua ispirazione?
R. Riflettendoci dopo tanti anni nasce semplicemente da una scelta estetica, da una scelta della bellezza. Cioè, noi andavamo nelle campagne del sud non per una una mania intellettuale, ma perchè quelle musiche ci affascinavano. Nella musica popolare c’è un valore aggiunto che è quello di una musica fatta in maniera completamente libera. Questo fatto si rispecchia nel contenuto artistico di un componimento popolare. Sin dall’inizio è stato questo. Io continuo a pensare che i cantori della terra del Gargano siano i più grandi artisti che l’Italia abbia avuto in questi ultimi cento anni. Continuo a pensare che una taranta del Sud abbia una carica rock molto più forte della musica che viene importata dall’ America. Questa mia idea non è campata in aria perché abbiamo diecine di migliaia di seguaci.

D. Alcune sue composizioni si rivolgono anche alla nascita di Gesù. Come si rapporta il suo essere musicista-poeta con la spiritualità?
R. La natività è un tema molto caro alla letteratura popolare. Negli ultimi tempi ho scritto dei brani sulla natività e sulla nascita del mondo in generale. Questa non è una vocazione religiosa fino a se stesso, ma per raccontare un elemento fondamentale della storia dell’umanità che è appunto il contatto con il mistero.

D. Quanto incide la tarantella nelle sue composizioni?
R. Esistono in questa musica degli elementi come la circolarità. Ci sono un giro di accordi circolari e questo sicuramente è presente in tutte le mie composizioni. Una semplicità che però nasconde una grande complessità. Questo è il messaggio della musica popolare. Apparentemente semplice, però sono canzoni che non hanno il finale. La musica di taranta parte e potrebbe continuare all’infinito.

D. Come si stanno delineando le sue composizioni musicali con il trasformismo che oggi avvolge la canzone italiana?
R. Sono frastornato da una certa superficialità di ragazzi che fanno musica sempre uguale imitando modelli che vengono da fuori. Però bisogna stare attenti a non essere sempre critici a tutti i costi, perché poi l’arte improvvisamente esplode. Oggi si stanno cercando linguaggi diversi, però sicuramente i grandi cantautori dei decenni passati non si sono più visti come De André, Pino Daniele ecc…

D.Lei ha girato tutto il mondo portando la sua musica negli angoli più impensabili della terra.
R. Guardando un po’ la mia attività dico che non c’è nessun artista italiano che abbia tanto girato il mondo come me. Però tutto in assenza di una eclatanza di pubblicità televisiva e molte cose che scrivo si sentono sui massmedia. C’è un pubblico, però, incredibilmente folto che mi segue.

D. Secondo lei, può esserci una nuova rinascita della musica popolare a livello nazionale svincolandosi un pò dalla musica straniera?
R. Me lo auguro. Proprio nel momento in cui la globalizzazione sta appiattendo il gusto generale, c’è una carica rivoluzionaria sopratutto di una nuova generazione. Nei concerti che faccio io c’è un pubblico più giovane rispetto ad altri generi musicali. Sono i ragazzi che seguono la mia musica. Questo è una ventata di grande ottimismo per il futuro.