Il lattosio è uno zucchero disaccaride, presente in soluzione nel latte dei mammiferi e nei suoi derivati, dove rappresenta circa il 98% degli zuccheri. Dopo essere stato assunto con la dieta, il Lattosio viene idrolizzato a livello del duodeno grazie all’azione dell’enzima lattasi, presente sulle cellule della mucosa intestinale assorbente, che lo scinde nei due zuccheri che lo costituiscono: Galattosio e Glucosio. I due zuccheri vengono assorbiti a livello intestinale e rilasciati poi nel sangue.

L’intolleranza al lattosio è l’intolleranza alimentare più diffusa al mondo. Ci sono diversi gradi, che vanno da molto grave a molto lieve, a seconda del caso specifico. In genere comunque, tra trenta minuti e due ore dall’ingestione del latte o derivati, si comincia ad avvertire nausea, senso di gonfiore, crampi, meteorismo, disturbi intestinali, diarrea e, a volte, il tutto è associato a rash cutanei. Spesso i sintomi non si manifestano per anni ed all’improvviso si evidenziano nell’età adulta.

L’intolleranza al lattosio è l’intolleranza alimentare più diffusa al mondo.

Le cause dell’intolleranza al lattosio possono essere:

  • Deficienza congenita nella produzione di lattasi: si manifesta fin dalla nascita, è molto rara ed è causata dall’incapacità, su base genetica, di produrre lattasi.
  • Deficienza primaria di lattasi: è generata dal deficit di produzione della lattasi. Tutti i bambini fino a due anni di età circa producono la lattasi per poter assimilare il latte materno. Con lo svezzamento, nei soggetti intolleranti, l’enzima non viene più prodotto o viene prodotto in quantità via via sempre più limitate fino all’età adulta.
  • Deficienza secondaria di lattasi: in soggetti con patologie che determinano lesioni all’intestino tenue, con conseguente danno alle cellule produttrici di lattasi (ad es. morbo di Crohn, celiachia, infiammazioni e infezioni all’intestino), si può avere un’intolleranza secondaria (acquisita) che può risultare temporanea e scomparire quando l’infezione è risolta (come ad esempio nelle infezioni da Rotavirus).

Nelle condizioni di deficienza primaria e secondaria il lattosio non digerito rimane nell’intestino, viene metabolizzato dai batteri intestinali con produzione di una miscela di gas quali anidride carbonica, idrogeno e metano e la generazione di un effetto osmotico con richiamo di acqua, che determinano i tipici sintomi dell’intolleranza (diarrea, nausea, senso di gonfiore, meteorismo…).
L’intolleranza al lattosio, evidenziata su base clinica, deve essere confermata con l’utilizzo di esami di laboratorio quali metodi indiretti (Breath test al lattosiotest di tolleranza al lattosio, test genetico) o diretti (biopsia intestinale).

Il Breath test prevede la somministrazione di lattosio per via orale e la successiva misurazione ogni 30 minuti per tre ore della concentrazione di idrogeno nell’espirato. Questo test può dare risultati falsi positivi se il paziente presenta intolleranze ad altri componenti del latte, e dei falsi negativi se ha subito trattamenti antibiotici, o presenta disturbi gastrici, oppure se non presenta una flora batterica intestinale capace di produrre idrogeno (10- 15% dei casi).

Il test genetico, ultima frontiera della diagnosi di intolleranza al lattosio, evidenzia la predisposizione alla malattia ed ha il vantaggio di essere semplice, non invasivo e asintomatico.

 

La biopsia intestinale misura l’attività della lattasi. Questo test fornisce informazioni definitive ma è invasivo e può dare dei falsi negativi nel caso la deficienza di lattasi sia focale o irregolare.