Difficile dimenticare Massimo Palanca bandiera tra gli anni ’70 e ’80 soprattutto del Catanzaro e grande esperto di goal dal calcio d’angolo. Un calciatore talentuoso con una carriera ventennale corredata da quasi 200 goal, ancora oggi considerato un protagonista di tutti i tempi della squadra calabrese oltre aver indossato le maglie di Napoli, Como, Frosinone, Foligno e Camerino.

D. Palanca, come era il Calcio italiano degli anni ’70 e ’80 rispetto al Calcio di oggi?
R. E’ tutta un’altra cosa. Praticamente è rimasta soltanto una cosa uguale: la forma del pallone. Il resto è cambiato tutto.

D. Cosa la rende maggiormente fiero della sua carriera calcistica?
R. Sono stati venti anni della mia giovinezza trascorsi come ho desiderato trascorrere. Sono cresciuto con il sogno di diventare calciatore. Posso dire che sono nato all’interno di un campo sportivo dove mio padre era il custode e il mio sogno, sin da bambino, era quello appunto di diventare un calciatore e sono riuscito a diventarlo.

D. Può raccontarci qualche aneddoto curioso relativo alla sua lunga esperienza calcistica?
R. Essendo molto lunga, di aneddoti ce ne sono tanti. Ci sono tante cose positive, ci sono dei momenti non facili perchè nella vita sportiva di un calciatore tutto non sono rose e fiori…

D. A grandi linee ci può illustrare il suo libro “Il mio Calcio”?
R. Ho realizzato questo libro con un mio amico giornalista anche se non ero d’accordo, ma lui ha insistito e abbiamo iniziato. Man mano che proseguivo nella stesura ho notato che poteva venire fuori una cosa simpatica, una cosa che poteva anche servire ai giovani se avessero avuto la voglia di leggerlo. In definitiva, il libro è dedicato ai giovani per far loro capire che il mondo del Calcio non è tutta quella “cosa dorata” che si vede in televisione. Ci sono anche momenti negativi, momenti in cui dobbiamo fare dei sacrifici per poter arrivare.

D. Un altro libro dal titolo “Tredici goal dalla bandierina” è dedicato anche a lei. 
R. E’ un libro scritto dall’amico giornalista Ettore Castagna che non tratta soltanto della mia vita calcistica, ma di altre realtà accadute a Catanzaro.

D. Ci può spiegare il segreto che le consentiva di realizzare goal direttamente dal calcio d’angolo?
R. Non c’è un segreto. E’ una cosa talmente banale che però viene dipinta una cosa fuori dal normale. Praticamente un calcio d’angolo è come tirare una punizione da 20-25 metri soltanto che la prospettiva della porta è molto più piccola rispetto ad una stessa punizione. Tutto nasce dal fatto che non avendo un fisico da granatiere, essedo attaccante sempre marcato (non è come oggi che gli attaccanti vengono lasciati molto liberi) e in mezzo ad una difesa folta, dovevo escogitare qualche cosa che potesse darmi qualche risultato perchè non potevo andare a competere con gli avversari. Allora mi sono specializzato nelle punizioni, nei calci d’angolo, nella rapidità, nella furbizia e nello sfruttare al massimo le mie caratteristiche. Se ci deve essere un segreto è questo.

D. Quali dei suoi goal considera il migliore?
R. Ce ne sono diversi… I tre goal alla Roma all’Olimpico il 4 marzo 1979, il primo goal a Catanzaro davanti ai miei genitori… Anche se un goal non è spettacolare e pensiamo alla gioia che può dare a migliaia e migliaia di persone già questo diventa un gran goal.

D. Secondo lei, cosa ha fornito Massimo Palanca al Calcio italiano e il Calcio italiano a Massimo Palanca?
R. Il Calcio praticamente mi ha dato tutto, mentre io spero di aver dato al Calcio una bella immagine di persona per bene, di bravo giocatore che ha fatto gioire tanti suoi tifosi. Ancora oggi, molti mi considerano non tanto per essere stato un buon giocatore, ma perchè sono stato una bella persona. Questo mi dà tanta soddisfazione.

D. Trent’anni fa ha terminato la sua carriera calcistica. Quali ricordi indimenticabili e quali rimpianti porta nel cuore?
R. Non ho rimpianti. L’unico cruccio della mia carriera calcistica è quello di non aver dato a Napoli quello che era nelle mie possibilità. Non sono riuscito a fare quello che avrei voluto fare. I motivi sono stati diversi, qualche infortunio, qualche incomprensione con l’allenatore… In venti anni di carriera ci sono tanti ricordi indimenticabili. I ricordi più belli sono legati agli anni che ho giocato a Catanzaro: le promozioni in serie A, la nascita di mio figlio (a Catanzaro), gli amici…

D. I calciatori di oggi soprattutto quelli di serie A guadagnano molti soldi. Condivide questi stipendi?
R. Assolutamente no. C’è troppa disparità tra una società e l’altra. Siamo arrivati a delle quotazioni dei calciatori che non stanno né in cielo e né in terra. Oggi ci sono anche i procuratori che hanno interesse a far guadagnare tanto i propri assistiti. E’ una corsa senza fine. Finchè ci saranno delle società, dei presidenti, delle proprietà che pagheranno a dismisura i giocatori sarà una cosa che si trasmetterà a tutte le categorie calcistiche. Anche le categorie minori risentono di questo aspetto. Si è perso ogni limite.

D. I mass media esaltano fino all’inverosimile certi calciatori. Non le sembra una cosa esagerata?
R. Oggi tutto è esagerato. Se guardiamo una partita di Calcio e ascoltiamo il cronista o il telecronista o la spalla tecnica che esagerano nel giudizio di un gesto tecnico talmente facile e basilare per uno che gioca al Calcio e lo esaltano in una maniera assoluta, questo fa presa su chi non ha mai tirato un calcio ad un pallone. Si fanno crescere certe considerazioni su queste cose.