Avrò avuto sette o forse otto anni ed ero piuttosto tremendo.

Ricordo la maestra Paola, che si faceva il segno della croce quando entravo in classe col grembiulino azzurro appena stirato da nonna.

Ho ricordi bellissimi di quando ero alle Elementari e pure della mia maestra, che era la più brava di tutte, oltre che la più bella.

 

Ogni mattina aveva un profumo diverso ed il sabato portava sempre i pantaloni di velluto colle righe grandi, e non ho mai capito perché, però io ci facevo caso a queste cose un po’ sceme.

Chi fa caso alle cose sceme fa caso anche a quelle che poi tanto sceme non sono.

Così mi diceva sempre nonna.

 

Fu la mia maestra a suggerirmi di scrivere l’episodio che ora vi racconto. Così feci e scrissi un tema, vincendo anche un premio. Credo fosse un sacchetto di cioccolatini al latte.

Insomma, scrissi di quando nonna, nel 1938, che lei aveva ventisei anni, quando era in America, conobbe una dodicenne Marilyn Monroe – ma all’epoca non si chiamava così – ed era bellina, con le ossa grosse, petulante e cicciottella.

 

Sembrava che le avesse tutte addosso, diceva nonna, e solo molti anni dopo, quando nonna ormai era rientrata da Los Angeles agli Alberghi, quando la vide in foto tutta spupporata sui rotocalchi e al cinematografo, ci mancava poco che le prendesse un accidente! Nonna aveva conosciuto quella che era diventata Marilyn Monroe.

 

Dunque, sapevo che nonna era stata cinque o sei anni in America, dove già c’erano due suoi fratelli e suo babbo, che avevano preso un quartierino in una cittadina vicino Los Angeles, dove avevano aperto una gelateria che faceva il gelato col latte di capra.

La gelateria andava benone e facevano parecchi quattrini lì a Van Nuys, accanto alla scuola, dove nonna, che già parlava un inglese decente, trovò impiego come supplente di Italiano.

 

Fu lì che conobbe quella che poi sarebbe diventata Marilyn Monroe. Che però a quell’epoca era solo Norma Jeane Mortenson Baker, come dicevo un po’ appannatoccia e con certe gote gonfie che parevano palloncini rossi.

 

Ricordo che nonna teneva come fa il prete col santissimo Sacramento una fotografia che sarà stata della fine degli anni Trenta dove si vedono lei e questa bimbetta cicciottella che pescano da una barchetta viola tutta malandata.

Io questa foto non la trovo più, ma di sicuro è finita tra le pagine di qualche mio libro.

A proposito, nonna diceva sempre che quella bimba non era molto brava con la canna da pesca e però quando lo diceva faceva spallucce e rideva matta, strizzando l’occhio.

Non ho mai capito cosa ci fosse da ridere se a questa bimbetta non piaceva tenere la canna in mano. Solo da grande ho capito a cosa volesse alludere nonna.

 

Non voglio vantarmi, per l’amor di Dio, ma nonna si vedeva che sarebbe diventata mia nonna, mentre la Norma era un po’ così. Certo, sarebbe diventata Marilyn Monroe, mentre nonna è diventata famosa perché io ero il suo nipote, e di sicuro non è morta così giovane.

Nonna ha quasi sfiorato i cento.

Ci sarebbe da raccontare molto altro, ma mi sa che ho finito lo spazio.

Vi racconterò poi altre storie, se mi vengono in mente, di quando nonna era in America.