Ci siamo: ancora pochi giorni e avrà iniziò la settantunesima edizione del Festival di San Remo. Anche quest’anno vedrà la conduzione di Amadeus per la seconda volta consecutiva. Sono quasi due mesi che la kermesse sanremese è oggetto di così tante cronache e di opinioni in generale da animare accesi dibattiti.

Anche la nostra redazione ha pensato di dedicare al Festival di San Remo un apposito servizio. Quindi ha ritenuto opportuno rivolgere alcune domande ad uno dei più grandi protagonisti dello stesso Festival: Toto Cutugno.

D.Toto Cutugno, il Festival di San Remo compie 70 anni. Cosa rappresenta per lei? E lei, cosa rappresenta per il Festival di San Remo?
R.Per me sono stati 40 anni della mia vita. Spero che ritorni ad essere diffusore della cultura musicale italiana, io l’ho goduta e portata in tanti angoli del mondo e spero che altri possano provare queste esperienze in futuro, anche per il bene della cultura italiana.

D.Può raccontarci il suo esordio sanremese?

R.Il mio esordio 41 anni fa, sinceramente non ritenendomi un cantante, ho cercato di non andarci, ma vista l’insistenza della mia casa discografica, ci sono andato e da sconosciuto mi è andata bene: l’ho vinto con la canzone Solo noi (1980).

D.Più volte ha dichiarato che, tra le sue 15 presenze al Festival di San Remo, ricorda con molto piacere l’edizione del 1990 quando si classificò secondo con la canzone Gli Amori. A quale altro Festival è particolarmente affezionato?

R.Naturalmente a quello del 1980 con la canzone Solo noi che mi ha cambiato la vita.

D.Come spiega il suo record ineguagliabile che lo vede sei volte classificarsi al secondo posto?

R.Semplice, uno solo può vincere il Festival, ma tantissimi sono arrivati dopo di me, sono salito più volte sul secondo gradino del podio, non male…

D.Oltre alle canzoni vincitrici,
Solo noi e L’Italiano, secondo lei, quali altre sue canzoni meritavano di vincere?
R.Per me tutte, erano e sono mie creature.

D.Pippo Baudo e Mike Bongiorno due grandi presentatori e due grandi suoi amici. Secondo lei, in cosa si sono differenziati alla conduzione del Festival di San Remo? A quali dei due si sente più legato?

R.Sono legato a tutti e due e sono due grandi professionisti. Da parte mia massimo rispetto per loro.

D.Come spiega la trasformazione delle canzoni di questi ultimi Festival da pezzi orecchiabili di un tempo a pezzi che dopo qualche giorno non ricordiamo più?

R.Cambiano i gusti dei giovani, i problemi dei giovani e oggi si identificano nei cambiamenti musicali e canori. Oggi va così un domani cambierà ancora, come i figli dei giovani di oggi si meraviglieranno dei gusti dei loro nonni e dei loro genitori, il mondo va avanti.

D.Un tempo, il Festival di San Remo costituiva il massimo raggiungimento della carriera di un’artista. Oggi, invece, il Festival è considerato una partenza. Come valuta questo aspetto?

R.Anche una volta era non il raggiungimento, ma l’inizio per molti, vedi Mina, Adriano Celentano, Modugno, Gigliola Cinquetti, Eros Ramazzotti, Vasco Rossi e tanti tanti altri come un grande spettacolo e unico, che vedevano e spero vedano ancora in tutto il mondo.

D.Toto Cutugno, pensa che un giorno il Festival di San Remo possa recuperare lo splendore dei mitici anni ’80?

R.Mah, forse, chissà!!!!