Quasi tutte le mie amiche sono bionde e però qualcuna è più bionda di un’altra.

E poi ci sono quelle che sono davvero belle, come sempre accade quando si mettono insieme tante ragazze. Credo sia normale.

 

Questo capita anche con i miei amici. Alcuni sono piuttosto belli. Assai più belli di me.

Posso fare i loro nomi e cognomi dal momento che non dico niente di male.

Marco Fromboli, suo fratello Simone, Carlo Borille, Stefano Ghilardi, Stefano Tintori, Gregorio Procissi, Gianni Rombenchi, Gabriele Marangoni, Fabrizio e Sergio Bertoli.

 

Tutti questi sono carissimi amici miei e tutti sono oggettivamente più belli di me.

 

Io ho sempre dormito tra due guanciali anche se sapevo che i miei amici erano più belli di me.

Anche quando sono venuti più volte i carabinieri a bussare alla porta alle cinque di mattina. Ed io, che ho studiato con un prete, che mi ha insegnato l’educazione, ho sempre aperto la porta ed offerto loro il caffè. Bisogna sempre essere disinvolti nelle avversità. Anche alle cinque di mattina. Comunque di solito i carabinieri il caffè lo prendono amaro.

Non vedo i miei amici da mesi, alcuni da anni, e non faccio pesare loro che sono il più bruttino del gruppo. E quello più basso. Però loro potrebbero fare un paio di lezioni magistrali su quante ne abbiamo passate insieme.

L’amicizia tra uomini è una cosa buffa. È una roba che ti fa scendere le lacrime appena la rammenti intorno ad un tavolo o sotto una pergola con le gambe sulla seggiola davanti. A volte l’amicizia ti fa scendere a precipizio dagli occhi certi goccioloni che non basta un secchio per tenerli tutti.

 

Ad esempio, che non vedo Sergio Bertoli e la moglie Laura Fantozzi – che, sia detto qui, è la regina dei fornelli – è un bel mucchietto di mesi ma appena ci rivedremo sarà come essersi persi di vista quindici minuti e non cinque anni. Così funziona con Gianni e la Debora, con Samuele e la Stefania, con Simone e la Silvia, con Gregorio e la Giulia, con Marco e l’Elena, con Stefano e la Laurenzia.

 

Ora però ho perso il filo del discorso e non ricordo più cosa volevo dirvi.

 

Ah, sì, di quando la Paola Derenzini mi presentò la sua migliore amica, la Raffaella Saroldi da Montaione, che detta così pare il titolo di un quadro di Michelangelo esposto nella più bella sala degli Uffizi.

 

Ora io esagero un poco, ma la Raffaella è prima di tutto una buona ragazza.

 

Ricordo che anni fa io caddi da un muretto non so per quale motivo – o forse se lo so non sto qui certo a dirvelo – e lei tutta premurosa mi tamponò con un fazzoletto che aveva con sé alcune ferite che mi facevano parecchio male.

Io ricordo sempre le cose più piccole. La Raffaella stette tutto il tempo a curarmi quelle dannate ferite. Non lo fece certo perché fosse innamorata di me, ma perché le stavo, credo, simpatico, perché la facevo ridere.

Non ricordo di aver fatto ridere la Raffaella, ma ricordo benissimo quanto fosse bella.

L’ho rivista tre mesi fa sulla terrazza Mascagni e Cristo mi fulmini io non l’ho riconosciuta. So benissimo quando è nata, ma vi racconterò la storia dell’età un’altra volta.

Dunque, la Raffaella se la vedi per la prima volta può non sembrarti bella. È troppo tutta. Troppo bionda. Troppo alta. Troppe puppe. Troppo buffa.

Io ho conosciuto un po’ di gente, anche pisani e lucchesi, ma una ragazza come la Raffaella da Montaione mi mancava.

Credo che quando la Paola mi presentò la Raffaella volesse trovare per lei un fidanzato, ma io e la Raffaella non siamo fatti per stare insieme. Intendiamoci, dipende anche dove. Poi lei è iuventina, ed io dell’Inter, però ora non cominciate a farmi troppe domande sulla squadra perché non sono pronto a rispondervi.

 

A parte gli scherzi, la Raffaella è il fiore più bello che qualsiasi uomo vorrebbe avere con sé prima di uscire di casa, oppure la primula che il bambino si mette in tasca per regalarla alla sua amichetta preferita. La Raffaella è così.

 

A me piace quando la vedo e le dico che assomiglia ad una nota attrice americana e lei mi risponde che non ha la televisione e non sa di che cosa stia parlando.

Se però vi faccio vedere una sua foto, tutti voi mi dareste ragione.

Spero solo che prima di morire possiate almeno incontrarla. Non le dite che sapete di lei tramite questa mia storiella, lei non ci crederebbe.

Ditele caso mai il mio nome e cognome.

E lei sorriderà.

 

Perché la Raffaella è così e come sorride lei nessun’altra bella persona mai.