Sai cosa rende grande un condottiero, Aurora?

La capacità di creare paura nei tuoi sudditi.

E usare quella paura contro i tuoi nemici…”

La regina Ingrid, la madre di Filippo nel film “Maleficent 2”, rappresenta appieno il personaggio Vine.

Anche qui, come per altri fiori di Bach, abbiamo due tipi di Vine.

Il Vine primario è una persona fredda, calcolatrice e manipolatrice. Arrivista e drogato di lavoro è disposto a tutto pur di arrivare dove vuole. Il suo motto è “il fine giustifica i mezzi”.

Non si fa scrupoli e non prova paura.

… Questo lo rende prezioso nelle situazioni di emergenza: se il panico dilaga Vine riporta tutti coi piedi per terra e calma gli animi. Ovviamente questo avviene nella maniera più assertiva possibile quando Vine è armonizzato. 

Infatti questa personalità passa da autoritaria ad autorevole. La differenza è che la persona “autoritaria” si fa rispettare con la forza e l’intransigenza e, appunto, la paura. La persona “autorevole” si fa rispettare grazie al suo prestigio, senza bisogno di imporsi.

Il Vine secondario, invece, usa la prepotenza per proteggersi da un fortissimo senso di debolezza e vulnerabilità.

E’ una strategia difensiva che usano queste personalità:

_Willow, che sente di non aver avuto potere sul proprio destino. Usa la strategia Vine per ottenere quello che desidera;

_Mimulus, estremamente timoroso del mondo, che si muove in mezzo agli altri spaventando come un Vine per evitare di essere spaventato a morte;

_Crab Apple, umiliato nel suo essere bambino. Usa l’umiliazione di Vine per sentirsi superiore a chi lo circonda, giudicando e schernendo.

_Pine, punito nel suo essere bambino. Usa questa strategia per punire sé stesso o gli altri in maniera esemplare.

_Larch, che si sente un tale perdente con una bassissima autostima che appena gli viene dato del potere se ne approfitta per comandare gli altri.

Questo tipo di Vine è una destinazione a cui arrivano bambini che si sono sentiti umilati, svalorizzati, indifesi o delusi. 

In questo caso Vine armonizzato si destruttura lentamente e la persona vede e riconosce le proprie ferite emotive. 

Così impara a lasciar andare questa maschera dispotica di difesa.

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