C’è una favola di La Fontaine intitolata “La carrozza e la Mosca”: si racconta bellamente che sei fieri cavalli tiravano a stento una carrozza lungo una via erta e sassosa. I viaggiatori ebbero il buon senso di scendere a terra, avendo pietà di quei baldanzosi condottieri, che sudavano e sudavano, tanta era la fatica nel trascinar su per la salita cristiani e bagagli.

Sulla scena arriva allora provvidenzialmente una Mosca che, svolazzando e ronzando di qua e di là, prende il comando della carrozza, poggiandosi sulla punta del naso del cocchiere e convincendosi sempre più che sia tutta lei a spingere avanti la carovana: è infatti sicuramente solo e soltanto grazie a lei che la carrozza cammina; non lo vedete?

E gli altri passeggeri cosa fanno nel mentre che lei si sforza così tanto e scorrazza a destra e a manca per macinare sassi e ghiaia e superare la salita, riportandosi in piano per poter finalmente riprendere la sua corsa ordinaria?

C’è un frate che legge il breviario, c’è una donna che canta…ed è con questo forse che si tira innanzi? E’ leggendo e cantando che la carrozza incede?

Se Dio vuole siamo arrivati in vetta…la strada tortuosa ed impervia lascia il passo a prati e verdeggianti pianure. Grazie Mosca, sei stata indispensabile, senza di te non si sarebbe certamente arrivati in cima…

Questa è da secoli l’assurda convinzione di molti: essere indispensabili, pretendere di essere indispensabili per gli altri, o quanto meno sentirsi tali, persuadersi di essere riusciti a portare al traguardo la carrozza (o il carrozzone) di turno unicamente con le proprie portentose e potenti forze.

Triste condizione dell’homo che cova in sé la cronica ed incurabile malattia di sentirsi essenziale e di poter lui solo risollevare le sorti del mondo, superare le salite e l’incedere incerto dei suoi simili su strade aride e impraticabili.

Triste condizione dell’homo cocchiere, che salta sulla punta del naso del comandante e che pretende a sua volta lui di prendere il timone, di governare e di dettar legge, in questo moderno Far West dove le troppe regole producono l’effetto boomerang del “senza regole”.  

Allora attenta Mosca, guida bene, scruta la strada, non andare avanti a caso e col paraocchi, non inciampare nelle pietre per il troppo correre, all’insegna di quel principio del chi va piano va sano e va lontano, e anche se non ne hai voglia, guardati anche un po’ intorno e ti accorgerai che non sei tu sola a tirare innanzi il carro…Mosca, attenzione anche che il carro, per il troppo strapazzo nel saltare repentinamente da un naso all’altro, non diventi una carretta…

E in tutto questo noi poveracci chi siamo? I passeggeri scesi a piedi, con le scarpe tutte impolverate ed i calzoni rimboccati dalla calura, intenti e speranzosi di poter risalire a bordo? Oppure i sei robusti cavalli al trotto che fino ad ora da soli (veramente) e con tanto sforzo abbiamo tirato avanti la carrozza? E se siamo noi a guidare, il cocchiere allora che ci sta a fare? Forse con la sua intelligenza per stare a sentire Google Maps? E poi, in fondo in fondo, per andare dove?

Questo è l’ennesimo dilemma: cosa c’è in cima alla salita… . Poveri noi, La Fontaine ci ha messo proprio in crisi con la sua Mosca Cocchiera