In Dei nomine, amen. Ad honorem et reverentiam omnipotentis et clementis Deo et della gloriosissima Madre sua sempre vergine Maria e del beato Allucio, insieme con la sua corte con Michele e Gabriele, e con tutti gli altri santi patroni e difensori de lo Comune di Pescia […]. Questi sono li principali bandi de lo detto Comune di Pescia, in ne lo distretto di Valle di Nievole, dominio lucchese, qui raccolti per la prima volta da me notaro Pietro de’ Livi della terra di Monte Catino, medesimo distretto […].

[…] Primante cosa, che niuno ciptadino esca da la casa propria dopo suonata compieta e che non spillaccheri o vero stia a uccellare con li vicini a meno che non si tratti di cosa grave e urgente, e che se venisse visto o trovato fuori de la casa sua lo si prenda e lo si multi di soldi V e lo si conduca per notte una ne lo luogo detto le Stinche di Bareglia, dietro lo palazzo de lo potestà. E se qualcuno poi venisse trovato a fare isconce cose o vero usare con le mogli altrui o quelle non maritate, o così dette vergini, lo si multi di soldi VII, e se con altri o altre de lo stesso sesso, la multa salga a soldi XV. E se con animali, o vero cavalli o pure ovini o financo suini, sia la multa di soldi XXX. E se qualcuno ciptadino, Dio non voglia, sia colto a usare con chiunque sia in su lo sagrato di qualsivoglia chiesa de la terra di Pescia, sia questo multato di soldi XXXV, ma se detto ciptadino è colto in su lo sagrato de la pieve di Santa Maria, detta multa sia di soldi L.

[…] Che ciascuno ciptadino de lo Comune di Pescia lo quale non ae facto li solenni giuramenti de lo signore messer lo re di Boemia e de lo primogenito suo messer Carlo signore di Lucca giurato avere debbia dinanzi alli officiali sopra ciò deputati di qui a VII dì prossimi, e quelli del contado, e massimamente di Veneri e Alberghi, li quali non hanno giurato di qui a X dì prossimi, facciano detti giuramenti in su lo sagrato della detta chiesa dei Santi Quirico e Giulitta di Veneri.

[…] Che tutti quelli che al suono della campana de la chiesa di Santo Stefano debbano con le loro armi di die e di notte che suonasse, portarsi a’ luoghi loro ordinati con li loro pennonieri e facciano quello che si è ordinato loro e seguano li loro pennonieri al tempo detto, a quella pena che togliere volesse a chi contrafacesse detto ordine.

Anco, che veruna persona ardisca o sia presuma prestare né prestare fare sopra le dicte armi o vero cavallo, né quelle cotali armi o vero cavalli d’alcuno soldato in neuno modo in pegno ricevere, né ancora quelle armi o cavalli comperare senza expressa licentia del detto messer luogotenente.

[…] Che alcuna persona grande o piccola di qualunque condizione sia non possa né debba in nel Prato de lo Santo Francesco e dove vi sono anche li frati de lo Santo Antonio, né in altra parte giocare o fare a braccia, a picchi, a bussi, a pugna, né qualsiasi altro gioco compagno, a pena di soldi XXX per ciascuna persona colta in fallo, che contrafacesse per ogni volta, e più e meno ad arbitrio de lo messer luogotenente.

[…] Che ciascheduna persona della terra di Pescia da XIII anni in su et ciascuna vicinia del contado et distretto di detta terra debba essere apparecchiata di portare li doppioni, secondo che sono usati, per andare a la luminaria della Vergine che si venera in nella chiesa di nostra Donna di Castellare, et da lì giù per il viottolo detto di Santo Vecchio infino a la via Squarcia Bocconi, et poi via di Castellare infino al monastero delle donne di San Michele. […]

Anco, che niuna persona né grande né piccola non possa né debba gittare, né saettare e né folombrare e né in alcuno modo provocare danno alli candeli grandi che sono appiccati davanti alla pieve di nostra Donna a pena di soldi C per ciascheduna volta.

[…] Anco, che niuna persona ardisca sagramentare o vero tirare moccoli a Dio, alla Madre sua e ai santi, a pena di soldi XXV per singola bestemmia, intendendo raddoppiata detta pena se il moccolo interessa insieme Iddio e la Madre sua o vero qualsiasi santo con Iddio e detta Madre sua. Chi bestemmierà sarà condotto in su la piazza de lo Mercato longo, di fronte all’Osteria del Fiore, dove le sue terga ignude saranno esposte dall’alba al tramonto e da chiunque potranno essere vergate fino a piacimento di ognuno dimorante in nella terra di Pescia. […]

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