Ora dopo ora le giornate volgono al termine. Per la Toscana, per la provincia di Pistoia e per Pescia non si è trattato di belle giornate. Nel nostro comune è stato registrato un nuovo contagio al Covid-19, il terzo dall’inizio dell’epidemia. Si tratta di un signore 88enne che da mesi era ospite alla casa di riposo San Domenico.

Come spesso accade, nel tentativo di esorcizzare quello che sta succedendo, o nella convinzione di poterci così rendere immuni, molti di noi avranno detto, “è una persona anziana, con gravi patologie”. Ma “quel signore” è mio nonno, vostro padre, un nostro caro amico, e se non lo è per noi, lo è sicuramente per qualcuno.

Spesso, per noi che scriviamo, è triste e irritante stare attaccati al cellulare o al computer nell’attesa del bollettino medico che comunicherà il numero dei nuovi contagi, il numero dei decessi. Per essere i primi a pubblicarlo.

Spesso ci si chiede “perché lo facciamo?”, “chi ci dà il diritto di entrare nella vita di chi sta soffrendo?”, “chi ci dà il diritto di parlare di persone, uomini e donne, che non possono rispondere di se stessi?”. E poi, che differenza fa se quel signore o quella signora, ha 88 anni piuttosto che 65, se abita in centro o in periferia, se ha un tumore ai polmoni o reni malfunzionanti. Se ha figli oppure no.

Lo si fa per diritto e dovere di cronaca, nella convinzione che chi ci segue non lo faccia al contrario per morbosa curiosità. Ma la cronaca, anche quella più triste, deve essere qualcosa in più, deve essere il tentativo di raccontare il territorio in tutta la sua complessità, di comprendere le sue sfaccettature.

La regola secondo cui “nulla fa più notizia del dramma” non ci appartiene. Per noi fanno notizia anche le cose belle, e stasera ne abbiamo una, quella degli Angeli della Solidarietà. Abbiamo deciso di chiamarli così, quei ragazzi più o meno grandi, che in queste ore drammatiche si stanno prodigando per aiutare gli anziani, le persone deboli e malate. Sono, naturalmente, i medici ospedalieri, gli infermieri e tutto il personale sanitario, i medici di famiglia. Ma anche i carabinieri, poliziotti, vigili urbani e del fuoco, o i dipendenti di supermercati, banche e poste che nel rispetto delle disposizione del Governo stanno garantendo il funzionamento dei servizi ritenuti essenziali. Ma soprattutto sono i tantissimi volontari di Protezione Civile, Misericordia, Pubblica Assistenza, Croce Rossa ed altre virtuose associazioni.

Angeli della Solidarietà, li chiameremo così d’ora in avanti questi ragazzi. A loro piacerà, com’è da mezzo secolo per quelli del fango, gli Angeli del fango che nei giorni immediatamente successivi all’alluvione di Firenze arrivarono in tantissimi in Toscana ed iniziato a scavare libri dalle biblioteche sommerse, documenti da preziosissimi archivi ed opere d’arte dai magazzini dei musei. Molti di loro, i volontari, sono lì di loro spontanea volontà perché hanno sentito nella loro anima che è ciò che devono fare, che è giusto fare.

Tutta questa generosità, l’insegnamento che ci viene riflesso ogni giorno, non può andar perduto. Troppo spesso in questi anni abbiamo creduto e preteso che tutto ci fosse dovuto: alzarsi la mattina, fare colazione, andare al lavoro fino al bacio della buonanotte. L’emergenza sanitaria in corso ci sta facendo invece aprire gli occhi, ci fa prendere consapevolezza che, passato il virus, niente sarà più come prima.

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Oggi, 19 marzo, è la festa del Babbo. Ne avremmo di cosa dire, da dirgli, ma lui non c’è…è la vita. “Ma se ci ascolti, e ci ascolti…guida almeno le nostre mani”, quelle con cui ogni giorno accarezziamo le persone più care e scriviamo umilmente questo giornale”.

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