Nei primi giorni di febbraio 1339 Pescia entrò a far parte del vasto dominio fiorentino. Da quel giorno in poi, i pesciatini saranno governati politicamente da Firenze, mentre spiritualmente dal vescovo di Lucca, fino al 1519.

 

La lunga teoria dei nomi dei vicari che si susseguirono nel corso degli anni a Pescia comprendeva cittadini fiorentini.

Il vicario nominato da Firenze rappresentava la Dominante nel territorio pesciatino. Per svolgere le sue funzioni, aveva al suo fianco un giudice – oppure detto anche assessore – che lo sostituiva nelle funzioni giudiziarie; un cavaliere, che fungeva da notaio; un notaio vero e proprio, che si occupava delle cause criminali, e poi gli sbirri, ossia un certo numero di guardie armate con lo scopo di svolgere le operazioni di polizia.

 

Il vicario di Pescia, così come tutti gli altri che governavano un determinato territorio per conto di Firenze, rimaneva in carica sei mesi. Amministrava la giustizia civile solo nel territorio pesciatino e quella criminale nel resto della Valdinievole e della Valleriana. Nel resto del vicariato, la giustizia civile era invece di competenza del podestà di Buggiano e di quello di Montecatini, che rimanevano in carica, pure loro, per sei mesi. Il vicario era un giudice che rappresentava Firenze, facendo da collegamento tra le necessità della Signoria fiorentina e le numerose istanze che provenivano dalle comunità locali.

 

Il Comune di Pescia, al pari degli altri centri che facevano parte del vasto dominio fiorentino, nel corso dei secoli ha prodotto una mole imponente di documenti, che oggi si trovano, fruibili gratuitamente da chi ne voglia fare richiesta, perlopiù nell’Archivio di Stato di Pescia ed in quello di Firenze.