È durante il secolo XIV che si riuscirà a completare il circuito murario pesciatino, che va dunque a sostituire quello precedente. Nonostante le ricerche compiute negli ultimi decenni, non è facile indicare con sicurezza la posizione di tutte le Porte delle mura di Pescia; escludendo quelle che furono aperte per solo uso privato – piuttosto numerose – si è ipotizzato che le Porte, diciamo così, pubbliche, fossero nove.

 

La Porta del Giocatoio segnava il limite settentrionale dell’area della pieve: andando verso settentrione, si entrava nella vasta area detta “il Prato”, sede della chiesa e convento di San Francesco e dell’ospedale e chiesa di Sant’Antonio Abate; la Porta degli Orti, della quale rimangono solo alcune pietre collocate sulla facciata di un basso edificio nell’attuale piazza C. Anzilotti; a levante, non distante dalla pieve, vi era la Porta Fiorentina, eretta tra le attuali via G. Giusti e via Mozza. Quest’ultima Porta fu demolita ai primi del 1700 e sostituita con un arco trionfale, edificato più a mezzogiorno, eretto dall’architetto pistoiese Pier Antonio Tosi in onore del granduca Giangastone nel 1732.

 

Nel settore cosiddetto del mercatale vi erano, invece, la Porta del Moro, la più settentrionale del circuito murario, che si apriva sul sentiero che portava ai borghi incastellati della Valleriana ed oltre; la Porta di San Francesco, in prossimità dell’omonimo ponte, oltre il quale si snodava un sentiero che anch’esso si dirigeva a settentrione di Pescia; quasi dirimpetto, la Porta del Soccorso, nei pressi del palazzo del vicario, assicurava una via di fuga in caso di assedio o altre calamità. Vi erano poi la Porta di Bareglia – vicina all’omonimo castello – quasi sicuramente già compresa nel primo cerchio murario, e la Porta di Borgo, alle spalle del palazzo del podestà, adiacente alla margine di San Policronio; infine, la Porta Lucchese, edificata nella zona detta Borgo San Furello.