Inizia così. 

Come una favola che finisce male. 

Come chi entra dentro un’altra sua vita e guarda dietro di sé quella appena trascorsa.

Nella 364 s’era fatto silenzio. 

Erano appena arrivati. 

C’era un vaso di rose bianche sopra il tavolo vicino alla finestra. La televisione trasmetteva i funerali di un famoso politico canadese. 

Lei era carina, con gli occhi piccoli e verdi.

Lui un tipo scialbo come il burro. Occhi celesti, mani piccole.

Le loro tombe sono fianco a fianco, per volere delle famiglie. 

Di questo fatto ne parlarono i principali giornali locali per intere settimane. 

Dove sono sepolti non ci sono case intorno, ma prati ed alberi. Chi ha la fortuna di andarli a visitare non potrà non sentire il delicato profumo della morte, che poi non è così male.  

Prima di essere calati a non meno di due metri in quel terreno soffice si stavano baciando. 

O almeno così a noi piace pensare.  

Quella sera fuori faceva un freddo cane. Poliziotti e carabinieri circondarono l’albergo.

Avevano ricevuto una informativa circa la presenza di due brigatisti neri proprio lì.

Il portiere di notte fu svegliato bruscamente. 

Una volta informato, indossò la giacca blu, bevve mezzo bicchiere di gin al bar – perché in certi casi il coraggio liquido sempre ci vuole – e condusse i poliziotti ed i carabinieri di fronte alla 364.

Terzo piano. Accanto all’armadio della biancheria. 

Dall’interno della camera sentirono i due che litigavano. Poi, come se fosse caduto un armadio. Poi, uno dopo l’altro, in veloce successione, due colpi di pistola.

A quel punto, ai poliziotti ed ai carabinieri, una volta entrati in quella camera, non restò altro che riferire, al magistrato di turno quella notte, della morte violenta dei due dentro la 364.