L’Inter si è aggiudicata lo scudetto con ben cinque giornate di anticipo dalla fine del campionato. Ha conquistato così la sua seconda stella. Il caso ha voluto che la vittoria sia giunta al termine della partita contro il Milan, un derby acceso, vivace e terminato 2 a 1 con i goal di Thuram e Acerbi.
La squadra nerazzurra sin dalle prime battute non ha celato la sua superiorità. Alta qualità, bel gioco, numerosi goal, espressi da un collettivo agonistico ben preparato e all’altezza delle grandi competizioni.
Il nostro giornale ha parlato di questo evento con il campione nerazzurro Giampiero Marini, che contribuì anche alla memorabile vittoria del campionato del mondo in Spagna nel 1982.

D. Giampiero, secondo te, in cosa si è distinta l’Inter rispetto alle altre squadre per conquistare il suo ventesimo scudetto?
R. «I dirigenti dell’Inter e il suo allenatore sono già tre anni che hanno allestito una squadra forte sia sotto l’aspetto fisico che quello tecnico. In questo momento l’Inter è una squadra tra le più forti del mondo. Questo è il merito della dirigenza e soprattutto di Giuseppe Marotta, Riccardo Ferri e Piero Ausilio, che riescono a comprare giocatori di grande spessore anche a parametro zero. Questo percorso iniziato tre fa continuerà».                   

D. Ci sono stati personaggi determinanti in questa vittoria storica?
R. «Ogni scudetto che vinci è storia. L’Inter di Inzaghi, questa Inter, è una delle più forti in assoluto di questi venti scudetti vinti». 

D. Quanto può aver favorito l’Inter le non brillanti stagioni soprattutto della Juventus e del Napoli?
R. «Sicuramente anche questo ha contribuito, basta vedere i goal segnati dall’Inter e quelli segnati dalla Juventus e dal Milan: non c’è partita. L’Inter ha disputato un campionato da gigante, ma come hai detto tu, Carlo, le squadre avversarie non sono state brillanti. C’è stata una netta differenza sotto l’aspetto fisico, tecnico e sotto l’aspetto tattico». 

D. C’è stata una fase del campionato in cui il gioco dell’Inter ha lasciato presagire la sua prevalenza?
R. «Sì. L’Inter ha iniziato il campionato in modo brillante e lo ha terminato in modo brillante. Basta vedere il numero dei goal realizzati e il numero di quelli subiti. Non ricordo una squadra che abbia vinto il campionato con una tale differenza tra realizzati e subiti. Questo sta a significare che la squadra è valida in qualsiasi reparto».  

D. Quale contributo ha fornito l’allenatore Simone Inzaghi in questo successo?
R. «A mio avviso è stato determinante. Quando un allenatore allena l’Inter, la Juventus, il Milan…, squadre forti, deve vincere. Ed è bravo quando vince al di là della qualità del gioco. Inzaghi ha iniziato due anni fa a vincere. Lo scorso anno è arrivato alla finale di Champions League e l’Inter meritava di battere il Manchester. Perciò sulla vittoria di questo campionato Inzaghi ha un merito grande».

D. Con questo traguardo pensi che abbia conseguito una ulteriore esperienza per affrontare competizioni internazionali?
R«Sicuramente si. Già lo scorso anno, come ripeto, è giunto in finale e l’Inter meritava di vincere la Champions League. Anche quest’anno se non avesse avuto alcuni giocatori infortunati, secondo me, sarebbe arrivata alla finale». 

D. Quali possibilità potrebbe avere l’Inter di vincere il Mondiale per club?
R. «Ha tante possibilità. A mio giudizio ritengo che l’Inter è tra le prime squadre più forti del mondo». 

D. Cosa ti ha divertito particolarmente di questo campionato?
R. «Ho visto delle partite e tutte le volte che vedi giocare l’Inter dopo dieci minuti avverti subito la differenza con le altre squadre. Non c’è stata squadra che abbia messo in difficoltà l’Inter. In tutti i reparti la vedo forte, sia nella difesa, che a centrocampo e nell’attacco. Ritengo che la parte vitale e che abbia dato più spessore sia stato però il centrocampo, che mi ha molto divertito». 

D. Pensando alla tua Inter vincitrice del campionato 1979-80 e guardando all’Inter di oggi quali differenze denoti?
R. «Le differenze sono abissali. Anche noi in quel periodo eravamo una squadra forte. In quattro anni abbiamo vinto due coppe Italia, il campionato con l’allenatore Eugenio Bersellini, siamo giunti in semifinale di Coppa dei Campioni, un torneo internazionale a San Siro e cinque di noi, nel 1982, vinsero con la Nazionale il campionato del mondo in Spagna. Insomma era una squadra molto forte; però l’Inter di oggi ritengo che sia nettamente più forte della nostra. Al mio tempo la squadra era composta da quattordici giocatori e da tre, quattro ragazzi della squadra primavera. Adesso ci sono tanti e tanti giocatori e di grandissima qualità. Prima, secondo me, era assai più difficile».

D. Cosa conservi nel tuo cuore di quel campionato?
R. «Eravamo una squadra molto compatta e non avevamo deficienze a livello di ruoli e di settori. Avevamo un reparto difensivo tosto, un centrocampo di grande qualità e forza fisica e tattica; e in attacco Altobelli e Muraro che in quel momento erano i giocatori tra i più forti in Italia».

D. La tua carriera calcistica è stata ricca di soddisfazioni; se potessi la ripeteresti?
R. «Sicuramente sì. Ho avuto il privilegio di fare il lavoro che sognavo da bambino e facendolo ho vinto molto: un campionato di serie C e di serie B, un campionato italiano, due coppe Italia e il campionato del mondo. Ho dato tutto perché il calcio era la mia vita. Penso di essere stato fortunato anche per non avere mai avuto infortuni importanti e ho sempre giocato soprattutto undici anni consecutivi nell’Inter». 

D. Quale evento ricordi con particolare nostalgia?
R. «Quando vincemmo il campionato del 1979/80 e il campionato del mondo con la Nazionale nel 1982 sono cose gioiose che ti attraversano interiormente».  

D. E quale con particolare amarezza?
R. «Non ho ricordo negativi. Mi sono sempre trovato bene con tante persone e con tanti allenatori. Quello che ho fatto penso di averlo svolto dando tutto me stesso e con gioia. Quando mi svegliavo la mattina non mi passava mai nella testa di non fare un allenamento. Quando mi svegliavo non vedevo l’ora di andare ad allenarmi ad Appiano Gentile oppure di scendere in campo per giocare. Facevo di tutto per essere in condizioni fisiche e ottimali».

D. Giampiero alla tua carriera appartengono goal importanti e decisivi. Quali suggerisci di rivedere?
R. «Ho realizzato pochi goal perché il mio ruolo era quello di centrocampista difensivo, però ho segnato al Milan, alla Lazio, in Coppa dei Campioni… ma non avrei un goal in particolare da suggerire».