E’ autore di un vastissimo numero di canzoni, molte delle quali hanno raggiunto i vertici delle classifiche. Ha venduto oltre 250 milioni di dischi in tutto il mondo; le sue canzoni sono state interpretate da illustri cantanti come Adriano Celentano, Toto Cutugno, I Ricchi e Poveri, Albano e Romina Power, Mino Reitano, Mina, Mia Martini e Umberto Balsamo, e due hanno vinto il Festival di San Remo. Parliamo di Cristiano Minellono.

Il suo nome, tra l’altro, si riscontra pure come autore televisivo e per otto anni consecutivi in Fininvest ha ricoperto la carica di responsabile artistico.

 

D.Minellono, come giudica il Festival di Sanremo?

R.Non più il Festival della Canzone italiana, perché chi vince a Sanremo è il cantante. Una volta, a ricevere il premio erano gli autori del testo, il compositore e il paroliere, adesso, ormai da venti anni, lo ritira l’artista. Ho vinto due Festival di Sanremo e sono arrivato cinque volte secondo e non ho a casa nessun premio!

 

D.Numerose sono le sue canzoni presentate al Festival di Sanremo. Quali ricorda sempre con vivo piacere?

R.Felicità e Ci sarà di Albano e Romina Power; Se mi innamoro dei Ricchi e Poveri; Amore mio di Umberto Balsamo e Come stai, con chi sei di Wess e Dori Ghezzi, oltre a L’Italiano, naturalmente.

 

D.Come sono nate le sue canzoni interpretate da grandi cantanti sul parco dell’Ariston?

R.Ho sempre lavorato su richiesta. Gli artisti mi chiedevano una canzone e io cercavo una musica che mi desse emozioni e che reputassi adatta a loro; oppure mi proponevano delle musiche e allora io dicevo questa sì, questa no. E poi, sono sincero, è la musica che mi suggeriva le parole. Il compositore è una persona che ha delle cose da dire e le sa dire solo attraverso le note, non attraverso le parole. Un bravo autore è quello che sa tradurre le note in parole e scriverle.

 

D.A quali edizioni del Festival di Sanremo è particolarmente affezionato?

R.Quando ho vinto con la canzone Ci sarà. L’ho scritta in cinque minuti, al telefono. Avevo in linea Albano, che mi diceva: “Devo fare il provino perché scade a mezzanotte il termine per la presentazione e mi hai detto che il testo lo hai fatto”. E invece il testo non l’avevo fatto, per cui me lo sono inventato proprio al telefono. Quando siamo arrivati a Sanremo abbiamo saputo che il Festival doveva vincerlo Toto Cutugno con un pezzo, Serenata, di cui mi ero rifiutato di scrivere il testo, che poi era stato fatto da Vito Pallavicini. Si diceva che la casa discografica di Toto Cutugno avesse pagato una cifra enorme per farlo vincere. Tutti lo davano per scontato. Addirittura, “TV Sorrisi e Canzoni” aveva prenotato in un ristorante sanremese una cena per duecento persone per festeggiare la vittoria di Toto Cutugno. Invece abbiamo vinto noi con Ci sarà, perché c’era il voto popolare e abbiamo vinto con due milioni di voti di scarto.

 

D.Quale edizione l’ha delusa in particolar modo?

R.Quando non ha vinto L’Italiano, una canzone più famosa di Fratelli d’Italia e di O sole mio nel mondo e che ha superato i 35 milioni di dischi venduti. E’ stata fatta in circa 160 versioni in tutto il mondo. Dopo il Festival, a “Domenica in”, L’Italiano con il voto popolare ha vinto alla grande. Però al Festival eravamo arrivati quinti.

 

D.Come spiega i diversi milioni di dischi venduti nel mondo?

R.Pochi avevano capito che non era la canzone tipo “sole, piazza, amore…”. Era invece una fotografia molto critica dell’Italia: “L’autoradio nella mano destra” parla di un paese di ladri; “Troppa America sui manifesti” descrive un paese privo di personalità; “Con più donne sempre meno suore” indica una società priva di vocazioni. Era una fotografia molto critica, quindi. Nel mondo questo è stato compreso. In Italia Toto Cutugno non è mai andato primo in classifica con L’Italiano.

 

D.La prima canzone che presentò al Festival di Sanremo risale al 1970. Cosa è cambiato durante gli anni nelle sue composizioni musicali e nei suoi testi?

R.Assolutamente niente. Io scrivo di getto. Magari mi dai quindici giorni di tempo per farti un testo ed io te lo faccio interamente negli ultimi cinque minuti. Scrivo quando mi esce fuori quello che ho dentro e sono poi il primo a stupirmi di ciò che ho scritto. Della canzone che scrissi per i Ricchi e Poveri, Come vorrei, il discografico quando l’ha sentita ha detto: “Hai fatto una cagata pazzesca!!! La mettiamo nell’album perché non ho tempo per incidere un altro pezzo”. Poi è stato un grandissimo successo. Le canzoni più difficili da scrivere sono quelle che sembrano facili. Le canzoni difficili da scrivere sono Felicità, Mamma Maria, Souvenir D’Italy… diventi autocritico, hai paura di essere troppo banale… Ma sono le canzoni che ti danno più soddisfazione. Mamma Maria e Felicità hanno venduto ognuna più di 20 milioni di dischi nel mondo.

 

D.Negli anni ’70 – ’80 abbiamo sentito canzoni che oggi appartengono a pieno titolo alla storia della musica leggera italiana. In questi ultimi anni, invece, si ascoltano canzoni che dopo un mese non vengono più ricordate. Come spiega questo fatto?

R.Le canzoni degli anni ’70-’80, quelle che dici tu, Carlo, erano scritte da grandi parolieri italiani: Luigi Albertelli, Vito Pallavicini, Luciano Beretta, Mogol, Cristiano Minellono, Giorgio Calabrese, Alberto Testa, Giancarlo Bigazzi, Franco Migliacci, Daniele Pace… . Io sono entrato in questo gruppo scelto di artisti alla fine degli anni ’60 ed ero il più giovane. Dall’altra parte c’erano grandi musicisti come Lucio Battisti, Cavallaro, Riccardi, Paolo Conte ecc… Adesso i brani sono composti da ragazzini, in salotto e con il computer e poi vanno a Sanremo. La gente, purtroppo, visto che guarda anche Barbara D’Urso, si accontenta di tutto quello che gli dai, ma queste sono canzoni che non possono restare, non hanno niente per restare.

 

D.Come siamo giunti a questo punto?

R.Dalla stupidità della gente. Oggi scrivo poesie. Ho già pubblicato un libro, Io la notte scrivo, e sto preparando il secondo. Scrivo poesie alla mia altezza, ovvero che reputo molto belle senza paura di autolodarmi, perché non c’è più nessuno che mi dà fiducia.

 

  1. …però nei paesi dell’Est i suoi testi sono pubblicati sui libri di letteratura.

R.Le mie canzoni, nei paesi dell’Est, sono pubblicate sui libri di testo delle scuole. In Italia sono considerato un paroliere popolare, mentre Mogol è il grande poeta. Minellono, ripeto, è ‘solo’ un paroliere popolare. Non ho mai ricevuto un premio della critica al Festival di Sanremo, con tutte le mie canzoni che vi sono state presentate. Ho scritto delle canzoni come Amore mio di Umberto Balsamo, che non era una canzone tipo Felicità o Mamma Maria; eppure la critica, i radical chic di sinistra, l’hanno ignorata. Purtroppo la critica è questa e non so come mi abbia considerato. Fabrizio De André, che è stato uno dei miei più grandi amici, mi ha definito un “anarchico individualista”, perché non ho una fede politica e non credo in nessuna fede politica. Forse, anche per questo sono sempre stato emarginato dai primi e dalle lodi della critica, ma il successo parla, del resto non mi interessa niente.