Parliamoci chiaro, gli studenti che si divertono a fare i compiti per casa o i compiti delle vacanze sono veramente rari, ammesso che ne esistano. Sembra che le lamentele degli studenti siano state ascoltate. L’anno scolastico 2017/2018 si aprì con tante novità, i compiti a casa sarebbero stati aboliti in via sperimentale in cinque città italiane. Partì così da quell’anno il progetto sperimentale proposto dal Ministero dell’Istruzione e in particolare da Raffaele Ciambrone (pedagogista e funzionario del MIUR), che prevedeva la cancellazione definitiva dei compiti a casa, in cinque diverse città d’Italia: Biella, Verbania, Milano, Torino, Trapani. 166 le classi campione che furono inizialmente coinvolte. L’idea era quella di verificare il valore di una diversa organizzazione del tempo-scuola, per sollevare gli alunni dal peso dei compiti a casa, spesso svolti con il coinvolgimento dei genitori (e in casi estremi con il ricorso a lezioni private). Se analizziamo la scuola, ormai, è stata letteralmente investita, nel corso degli anni, da una serie di leggi e, per questo, molti si chiedono se i compiti per casa debbano seguire i vecchi metodi o se anche questi debbano essere rivisti e corretti per risultare “al passo con i tempi”. L’unica cosa certa è che FARE I COMPITI A CASA rappresenta un tema particolarmente delicato che riguarda milioni di italiani: docenti, alunni e naturalmente i genitori. Purtroppo mi trovo in una posizione un pò particolare in duplice veste di mamma e di insegnante, quindi cercherò di rimanere neutrale e di esporre i pro e i contro di questo quesito: I COMPITI A CASA SONO NECESSARI? Attenzione però, non sto dicendo che è giusto che i ragazzi trascorrano il pomeriggio incollati al televisore, allo smartphone o alla playstation anziché sui libri.

E’ giusto che si svaghino, ma devono farlo in modo costruttivo. Cioè, l’eventuale assenza dei compiti a casa non deve essere il pretesto per passare le giornate a poltrire, ma deve essere qualcosa che stimoli i ragazzi a coltivare le loro passioni ed i loro interessi da alternare allo studio.

Insomma, i ragazzi dovrebbero sfruttate il tempo libero per imparare l’unica cosa che forse la scuola non si insegna a fare: vivere. Ma ritorniamo un attimo alla “scuola senza compiti” del progetto Miur per comprendere la sua organizzazione: nella primaria, il tempo scolastico viene strutturato in modo da far studiare ai bambini, per due settimane, lo stesso macro-argomento, italiano o matematica, trattato dalle diverse colleghe in un’ottica interdisciplinare.

Il vantaggio di questa nuova metodologia è che pone al centro dell’apprendimento l’allievo, evitando la stratificazione dei contenuti, il sovraffaticamento cognitivo e, in generale, il sovraccarico di lavoro. Il tempo scolastico, tradizionalmente concepito, alternando cioè ore di discipline diverse, viene suddiviso in due grandi cicli: quello letterario che comprende italiano, storia e geografia, e quello scientifico con matematica e scienze. Una settimana al mattino viene proposto ai bambini il primo blocco e la settimana successiva il secondo. Il ciclo artistico, che comprende le altre discipline, viene mantenuto in maniera traversale, insieme ai primi due. I pomeriggi saranno dedicati al consolidamento dei contenuti, anche attraverso attività pratiche, consentendo così di svolgere attività più leggere nella seconda parte della giornata. E poi, tutti a casa senza compiti! I tempi più distesi saranno un’importante agevolazione per l’apprendimento e l’inclusività. (Organizzazione eccezionale per insegnanti e allievi!!! Ma non dite che ve l’ho detto!!!). In altre parole, l’argomento che gli alunni studiano viene affrontato e concluso in tempi brevi e le conoscenze vengono consolidate. E senza la necessità di assegnare i compiti, gli alunni meno fortunati, o addirittura quelli disabili, svolgono comunque l’intero lavoro scolastico a scuola. E’ vero che gli studenti hanno bisogno di metabolizzare un argomento e lo studio in casa e da soli li porta ad essere autonomi, elemento fondamentale in ambito lavorativo. E’ anche vero che spesso gli studenti, svolgendo a casa i compiti, hanno la tendenza ad imparare a memoria, senza comprendere l’essenza della nozione studiata: ecco così che le nozioni apprese verranno in breve tempo dimenticate.

In effetti non bisogna studiare molte cose e male, ma poche e molto bene. Questo servirà anche nella realtà lavorativa: essere molto specializzati in un settore potrebbe risultare la chiave vincente.

E voi lettori da che parte state? Sì perchè spesso e volentieri succede che i genitori lavorano, allora ci sono i nonni che rispolverano le loro conoscenze, oppure si va a ripetizione, perchè sennò la sera la mamma e il babbo sono costretti a finire quei compiti che il figlio non è riuscito a fare, per poi andare a letto tutti tranquili e sereni… e non parliamo di casa mia!