Nell’estate scorsa nessuno avrebbe mai immaginato che a fine dicembre avremmo potuto iniziare la vaccinazione.

Anzi, fonti governative che monitoravano il lavoro delle principali aziende farmaceutiche riferivano che prima della primavera del 21 non avremmo avuto il vaccino. È stato quindi un successo l’inizio precoce della campagna vaccinale; tanto precoce che molti stati europei non si sono dimostrati affatto preparati a fronteggiare l’enorme lavoro che si sarebbe dovuto eseguire, Francia in testa.

E’ accaduto, poi, che Pfizer non ne ha potuto produrre un numero sufficiente per soddisfare tutte le richieste, per cui la campagna vaccinale ha ulteriormente rallentato; questa, dopo aver arruolato i dipendenti della sanità e gli ospiti delle RSA, si sta ora rivolgendo gli over 80 ed ai soggetti fragili, anche se con un ritmo lento dato che ogni medico di Medicina Generale avrà a disposizione per ora solo 6 dosi alla settimana.

L’urgenza che avvertiamo adesso è raggiungere l’immunità di gregge per contenere la diffusione del virus e bloccare l’espandersi dei ceppi virali mutanti, variante inglese in primis; una mutazione potrebbe infatti rendere inefficaci i vari vaccini.

La variante inglese VOC 202012/01, lineage B.1.1.7, è caratterizzata dalla presenza di numerose mutazioni nella proteina spike del virus (delezione 69-70, delezione 144, sostituzione amminoacidica N501Y, A570D, D614G, P681H, T716I, S982A, D1118H) e in altre regioni del genoma virale; queste variazioni rendono il virus maggiormente trasmissibile quindi più contagioso, anche se sembra che al momento non contagi chi già è guarito dal Covid19 o chi sia stato già vaccinato; attualmente circa il 20% dei contagi in Italia sono riconducibili alla variante inglese, in particolare in Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Lombardia, dove sarebbe invece il 30%; in Umbria si sta espandendo la variante brasiliana.

Dopo le prime fasi della campagna vaccinale le RSA e i nostri ospedali sono protetti; si sta però verificando un fenomeno preoccupante, cioè il rifiuto di sottoporsi al vaccino di molti sanitari. E’ di pochi giorni fa la notizia che nella provincia di Treviso 333 tra infermieri e medici non hanno voluto vaccinarsi; sono stati pertanto segnalati ai rispettivi Ordini Professionali e saranno sottoposti a procedimenti disciplinari fino alla sospensione dal lavoro. Il Parlamento sta comunque lavorando ad un disegno di legge per trasferire ad altre mansioni il personale sanitario no-vax, considerando che la vaccinazione contro il Covid è un obbligo deontologico per la sicurezza delle cure rivolte in particolare ai soggetti più fragili.

È in corso una discussione anche sul “patentino vaccinale”, una sorta di via libera per accedere in specifici luoghi pubblici.

Nel frattempo il vaccino cubano, Soberana 02, e quello russo, Sputnik V, sembrano offrire ottimi risultati, mentre Israele ha già fatto la prima dose ad oltre la metà dei cittadini. Il Primo Ministro Netanyahu circa un mese fa avrebbe telefonato al direttore di Pfizer ordinando tante dosi quanti sono i suoi concittadini ed offrendo un prezzo doppio rispetto a quello corrente, al fine di ottenerne la priorità. 

L’Europa, invece, è stata democratica e ha ordinato i vaccini per tutti gli stati membri, contrattandone il prezzo, anche perché un basso costo calmierato consentirebbe ai paesi emergenti di acquistare il farmaco. Secondo l’opinione di eminenti scienziati gli stati europei avrebbero, invece, dovuto considerare l’opportunità di acquistare il brevetto e far produrre il vaccino ad altre aziende per velocizzarne la produzione; Sanofi in Francia e Novartis in Germania comunque lo hanno fatto, di loro spontanea volontà.