«Eravamo arretrati, nella cultura digitale. Su questo occorrerà riflettere. Si parla da anni di Piani per la digitalizzazione. Dovremo capire cosa è accaduto davvero e accelerare. Intanto, in queste settimane, abbiamo fatto passi importanti. Trasformare questa crisi in opportunità è la sfida che ci si para davanti. Dobbiamo e vogliamo vincerla. Ancora troppe disparità fra un istituto e l’altro. Ma la scuola ha saputo reagire, questo va detto. Dobbiamo esserne fieri. Ringrazio tutto il personale».

Queste le parole della ministra Azzolina, rilasciate durante un’intervista sull’impegno, da parte dei diversi Istituti Scolastici, di assicurare il DIRITTO DELL’ISTRUZIONE attraverso la dotazione di dispositivi informatici a tutte le famiglie che ne hanno avuto bisogno.

La Didattica a distanza è diventata una realtà durante questo lungo anno e mezzo di pandemia per evitare contagi, soprattutto nelle scuole. Probabilmente proseguirà parzialmente anche a settembre, come ha dichiarato sempre la Azzolina. In seguito all’interruzione della frequenza scolastica, noi docenti abbiamo dovuto riadattare la progettazione didattica, le modalità di trasmissione dei contenuti, la valutazione degli apprendimenti e la relazione educativa docenti/studenti, docenti/genitori e genitori/studenti. Gli studenti, dal loro canto, si sono trovati a gestire attività, compiti, interrogazioni attraverso l’utilizzo di nuovi canali e senza il contatto fisico con gli insegnanti, con tutte le difficoltà che ne sono conseguite, prime fra tutte la connessione, specialmente quando ci sono più collegamenti in DAD nella stessa abitazione (vedi noi per esempio, in tre), e il contatto fisico per tutti ma in special modo per i bambini e ragazzi in difficoltà.

I genitori, non da ultimi, sono diventati i soggetti maggiormente coinvolti nell’organizzazione di questa nuova didattica, sia per i compiti, che per la pianificazione dell’attività a casa, soprattutto per i bambini nella fascia di età 6-10 anni. E non solo i genitori, perché in molte realtà familiari, questo compito di controllo pc/connessione/compiti, ha interessato anche i nonni. Pensate, durante un’interrogazione di uno dei miei allievi, è intervenuta la nonna, che era dietro la telecamera, assicurando che il nipote non stava leggendo sul libro…santi nonni! Chissà cosa avrebbe detto la nonna Ersilia se ci fossi stata io lì al posto di quel bambino…

 Se in condizioni normali, infatti, la scuola rappresenta da sempre per le famiglie una “presenza-assenza” importante, dal momento che per diverse ore i bambini e i ragazzi sono in classe, in queste ultime settimane è diventata molto più invasiva. Siamo entrati nelle camere dei ragazzi, nei salotti, in cucina, in cortile, sotto il portico tra cani e gatti, con fratelli e sorelle che piangono o genitori che non si fermano di fronte al bambino in collegamento e continuano a discutere mentre il bambino spegne l’audio…Il prolungamento poi della scuola durante il secondo periodo di pandemia , ha imposto, ancora una volta, ai genitori un ruolo “didattico”. Ma i genitori, e i nonni, tutti, sono stati veramente pronti a rivestire il ruolo di insegnante, ne hanno compreso a pieno l’importanza?

Famiglie con un background socio-economico più svantaggiato, problemi finanziari e lavorativi che hanno colpito molte famiglie, costrette a chiudere per sempre un negozio o a cercare un piano B per ricominciare, hanno ridotto la capacità dei genitori di concentrarsi sullo sviluppo delle competenze dei figli, per non parlare di quelle realtà dove il nonno ha sostituito la mamma o il babbo, impegnati perché fortunati di avere ancora un lavoro. Purtroppo, anche con tutta la loro buona volontà, i genitori/nonni non sono riusciti a ricreare a casa quelle dinamiche di socializzazione e apprendimento che si sviluppano in un contesto scolastico e per questo insostituibili….figuriamoci poi quando la casa è abitata da bambini e ragazzi in difficoltà o da stranieri.

È successo durante il primo lockdown che alcuni bambini in difficoltà nelle classi si sono collegati durante le lezioni grazie alla presenza delle mamme perché erano a casa, mentre altri hanno avuto crisi di panico o di pianto per non riuscire a sbloccare il cellulare o il pc a disposizione (perché avuto in comodato dall’istituto di appartenenza) anche con la presenza della nonna.

Alcuni studi di esperti hanno messo in risalto la necessità di fornire ai genitori materiale online con tutorial e mappe per riuscire a fare i compiti  a casa. In alcune situazioni scolastiche questo modo di aiutare i genitori con “promemoria giornalieri” fissando obiettivi soprattutto legati alla lettura, ha portato in media ad un raddoppio della frequenza della LETTURA con effetto maggiore nei genitori che, prima del lockdown passavano meno tempo con i figli per pensare al loro futuro. Addirittura nel Regno Unito, è stata messa a disposizione dei  genitori da parte delle diverse scuole, un’app gratuite, dove attingere alla realizzazione di compiti di vari argomenti ( tecnologia, matematica, …).

Questo tipo di collaborazione genitori/figli/insegnanti potrebbero perdurare a lungo, in particolar modo, dopo la fine della DAD in modo da ridurre le disuguaglianze…MEDITATE nelle alte sfere!!!