È uscita pochi giorni fa una Nota tecnica, riservata alle scuole di ogni ordine e grado, elaborata dal Ministero dell’Istruzione congiuntamente con quello della Salute e con l’Istituto Superiore di Sanità. Tale nota è solo l’ultima delle tante circolari che da ormai due anni, con cadenza spesso molto ravvicinata, limano le misure di contenimento della pandemia da Covid-19, cercando di omogeneizzare il più possibile i comportamenti da tenere a livello nazionale.

Quali sono le novità per le scuole primarie e secondarie?

L’obiettivo dichiarato è quello di favorire il più possibile la didattica in presenza, limitando al massimo il ricorso a quella a distanza. I ragazzi hanno già sofferto abbastanza  la chiusura delle scuole, i cui effetti si stanno vedendo già adesso: non solo nella qualità degli apprendimenti, ma soprattutto a livello psicologico, con una ricaduta sui numeri dell’abbandono scolastico, sul calo della frequenza e sulla tendenza alla chiusura e alla depressione riscontrate soprattutto negli adolescenti. Quindi scatteranno le misure di quarantena per tutta la classe non più in presenza di un singolo caso di positività al Covid, ma di tre alunni risultati positivi al tampone. Nel frattempo restano invariate le misure che mirano all’individuazione del caso di positività e la sorveglianza con testing, ovvero con l’obbligo di fare tampone antigenico o molecolare, che risulti negativo, per coloro che abbiano avuto contatti con sospetti casi Covid; ovviamente non potranno entrare nei locali scolastici durante l’attesa del referto o in caso di esito positivo.

I docenti, se la classe o parte di essa è in quarantena, attiveranno da scuola la didattica a distanza. I tempi delle eventuali quarantene sono modulati in apposite tabelle inviate dal ministero, a cui le scuole si devono attenere. Queste regole ovviamente valgono soltanto per il personale vaccinato da più di 14 giorni o negativizzato, cioè guarito dalla malattia, da più di sei mesi.

In questi mesi sono andati rafforzandosi i compiti e le responsabilità di una figura, all’interno delle scuole, il cui lavoro è soprattutto quello di mediare tra le autorità sanitarie (le Asl, il Dipartimento di Prevenzione, DdP), le famiglie e il personale interessato da eventuali provvedimenti di contrasto alla pandemia: si tratta del referente Covid-19, solitamente scelto tra i collaboratori del Dirigente Scolastico, membri del personale docente. È il referente Covid-19 che si interfaccia col DdP e le Asl e comunica i casi di positività, fornendo gli elenchi dei nominativi per l’eventuale tracciamento; è sempre lui, o lei, che tiene i contatti con le famiglie, acquisisce tutta la documentazione e prende le decisioni immediate quando c’è un caso sospetto a scuola, per esempio uno studente che accusa i sintomi della malattia.

I referenti Covid-19, lo scorso anno, hanno ricevuto una specifica formazione sui protocolli di prevenzione e gestione della pandemia: da quel momento in poi sono stati impegnati tutti i giorni, spesso anche nei fine settimana, nel monitoraggio della situazione scolastica: una mole di lavoro imponente, che spesso ha consentito di tenere aperte le scuole ma di cui si sa poco all’esterno. I sindacati e gli addetti ai lavori conoscono a fondo l’impegno di questi docenti, e hanno chiesto che venga riconosciuto e giustamente retribuito.

Da parte dei colleghi e degli amici che quotidianamente vedono la responsabilità e le tensioni che comporta, un sincero grazie, perché se in questi mesi difficili la scuola ha retto, se la motivazione non è venuta meno sia tra i ragazzi che tra i docenti stessi, è anche per merito loro.