Sembrerebbe la domanda più semplice che si possa fare, quella che anche i più piccoli rivolgono ai loro coetanei.

 

Non è più così.

 

Il nostro è un paese che ci riserva una stranezza dietro l’altra, è una raccolta di controsensi, un trionfo di eventi ritenuti impossibili e diventati regole.

Siamo governati da anni da Capi di Governo mai eletti da nessuno, abbiamo partiti politici che si vergognano a dichiararsi tali e si camuffano da movimenti, abbiamo capi partito richiamati in tutta fretta dall’esilio parigino dopo aver consumato e buttato via tutti gli altri. Ci sono poi quelli con l’età di Matusalemme, convinti di essere il centro dell’universo, che celebrano un matrimonio finto con la sposa, al confronto quasi ragazzina, in vaporoso abito nuziale bianco e con tanto di banchetto e invitati.

 

In mezzo a questo deprimente panorama pubblico ci sono anche personaggi con incarichi prestigiosi che non hanno perso l’occasione per entrare in competizione. Mi riferisco ai giudici della Corte Costituzionale che hanno deciso l’obbligo di   attribuire ai figli due cognomi: quello del padre e quello della madre, l’ordine lo stabiliranno i genitori o il giudice, se in disaccordo.

 

Naturalmente il pensiero unico dominante impone di non criticare le sentenze, specialmente quelle della Consulta, il progetto di trasformarci in un gregge anonimo, amorfo e decerebrato è in pieno svolgimento.

La Corte Costituzionale, come anche la Magistratura, spesso esercitano un potere che non è stato loro conferito, del resto, la tanto santificata Corte è un organo che è stato messo in funzione ben otto anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione.

 

I signori che la compongono, sconosciuti ai più, hanno deciso che attribuire ai figli il cognome del padre, come avviene più o meno da duemila anni, è discriminatorio e lesivo della loro identità. Dovranno quindi essere imposti i cognomi dei due genitori nell’ordine da loro stessi concordato.

Ora, io che mi ritengo attento alle esigenze e alla tutela della sensibilità, non solo mie, ma di tutti quelli che mi circondano o che, in qualche modo, entrano in contatto con me, non ho mai riscontrato nemmeno l’ombra di questo vulnus, di questa ferita alla dignità della persona, e voi? Ve ne siete mai accorti?

Ma dove vivono questi super difensori dei diritti? Non hanno niente di più importante da affrontare per tutelare donne e fanciulli?

Lo sanno che in Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni? Quasi sempre al culmine di violenze domestiche, maltrattamenti o stalking (un’altra americanata per definire la persecuzione, la molestia continuata).

 

Lo sanno che tutti i giorni moltissime donne sono maltrattate, molestate, minacciate e costrette a vivere nella paura?

Lo sanno che è proprio grazie alle leggi in vigore che le pene ai colpevoli, quando e se saranno inflitte, tra sconti, riduzioni e premi, quasi si trattasse di prodotti in offerta al supermercato, si ridurranno a ben poco?

Lo sanno che per le strade delle nostre città, grandi o piccole, dopo il tramonto per le donne c’è il coprifuoco? Non possono camminare da sole, rischiano di essere aggredite e questo in certe zone anche di giorno.

Lo sanno che donne anziane e anche uomini per la verità, che vivono da soli, se costretti a uscire dall’appartamento per un breve ricovero o anche per andare in farmacia, al ritorno lo possono trovare occupato da famiglie di delinquenti organizzati, senza che venga mosso un dito in difesa di quei disgraziati, trattati come esseri senza diritti e senza dignità.

 

Si potrebbe continuare a lungo, ma la modifica o cancellazione delle leggi che consentono tutto questo scempio è meno importante della discriminazione della donna provocato dall’automatismo del solo cognome paterno.

Naturalmente seguiranno dibattiti e convegni, si dovrà trovare il modo per impedire che le seconde e terze generazioni portino quattro, otto, sedici cognomi, che nella stessa famiglia ci siano figli con cognomi diversi e chi glielo spiega che nonostante il cognome non sia il solito sono ugualmente fratelli?

È facile prevedere una caterva di liti furibonde tra genitori e che i giudici saranno impegnati a risolvere il quiz e su quali basi lo faranno? Forse si tirerà a sorte.

Gli impiegati dell’anagrafe entreranno in sciopero permanente rifiutandosi di gestire il caos.

 

Ai diritti dei figli neonati trattati come merce marchiata con un codice a barre chi ci pensa?

Come già detto, siamo un paese strano e potrebbe accadere che una nuova Corte stabilisca che, proprio a tutela dei diritti dei figli, alla nascita venga imposto il solo nome seguito da una sigla come si fa con le targhe delle automobili, poi, alla maggiore età saranno loro a stabilire quale cognome vogliono avere.