Quelli che hanno sulle tempie un po’ di grigio tendente al bianco, si ricorderanno dello slogan pubblicitario che aveva come protagonista Mike Buongiorno. Presentava una grappa sulla cima del Cervino, se ricordo bene, e quella faceva un bell’impatto grazie a lui ed al suo carisma. Sempre più in alto! gridava il Mike nazionale con la bottiglia in mano. E così anche noi: volare, nel blu, ancora più su! Un progetto che l’umanità rincorre, anela, fin dai suoi esordi.

Dall’ingenuità di Icaro, ne sono stati fatti di passi in avanti; anzi, in alto, ed è inutile rammentarli. Quello che mi ha colpito, e sorpreso, è stato un servizio TV (uno dei rarissimi che ho seguito) sull’appoggio della guglia di un nuovo grattacielo a Milano, e la successiva polemica sull’altezza. Qualcosa che non va? Non certo per me. Ma, mi chiedevo, non dove volessimo volare, ma dove volessimo arrivare.

Ormai, tutti gli 8.000 sono stati violati, più volte, anche da turisti per caso. Poi, oltre il nostro pianeta, alla ricerca dell’ “alieno“, di quello che negli anni ’50 veniva chiamato “marziano“. Quante favole, films e fantasie su quello! Paura e curiosità andavano a braccetto, e ci hanno accompagnato fino alla prima passeggiata sulla Luna. Da allora, non ci siamo più fermati. Si spediscono razzi in tutto il mondo conosciuto, mentre sembrerebbe che quello su cui viviamo non abbia più niente da dirci.

Esaurite le scoperte terrestri, o quasi, tanto che anche la cinematografia d’avventura mostra la corda (Cow- boys & Aliens! A quando Geppetto contro Barbablù? O, per esagerare, Cenerentola contro Frankenstein?), cosa ci è rimasto?  Non gli Ottomila, né la Fossa delle Marianne: ci sono rimasti i grattacieli. Grattacieli come conquista americana, una delle loro “trovate”. Siccome lo spazio di quella nazione era, ed è immenso, loro hanno inventato il vivere moderno in poche città, gomito a gomito, e pazienza se la tua esistenza non si espande: sei sempre sopra tutti, o quasi!

All’inizio, sembrava la scoperta dell’acqua calda: non c’è spazio orizzontale, vai in verticale, no? Mi assumo le mie responsabilità, quelle di chi prova diffidenza oltre il 3° piano. Salgo sull’aereo, ma non ci trovo niente di speciale, se non il taglio dei tempi; un viaggio sulla luna lo considero come acquistare un SUV di 50.000 euro; salire su una mongolfiera o su un ultra-leggero è un invito che lascio molto volentieri a chi vuol provare brividi particolari. Io, preferisco l’aquilone, amano, da terra, dove mi piace stare e camminarci, è evidente.

Non per questo condanno la ricerca scientifica né il progresso. Il mondo corre ed io i miei chilometri l’ho fatti, lustri fa, anche con piacere. E mi chiedo, da “ci devant”, da ex, quale sia il piacere di vivere, lavorare al 90° o 165° piano di un grattacielo. Ovviamente, sono l’ultimo a darne una risposta, come sono da ricordare le “isole” dell’antica Roma e le successive case-torri del nostro Medioevo.

Per concentrare il numero, e per difesa, si doveva andare in alto: così da secoli, e anche oggi. Assistiamo ad una corsa incredibile verso il cielo, non solo nel mondo occidentale ma anche in quello orienta le; non solo nell’emisfero nord ma anche in quello sud. Anzi, proprio in quello medio-orientale, e più ad est, c’è una gara tra chi riesce ad andare sempre più in su, tanto da sembrare aperta una sfida alla teoria della gravità. Se ieri sembravano miracoli architettonici i diversi campanili costruiti dall’antichità ad ieri, oggi tutto questo è talmente datato tanto che a me sembra di essere fuori da questa realtà.

Ricordo con una sottile angoscia il film “Biade runner”, dove la città, con i suoi grattacieli, sembrava asfittica e senza uscite: il mondo girava lì dentro, nel miscuglio di razze, di cibi e di culture. Sarà il futuro, se Ridley Scott avrà ragione, ma io -chissà- nel ricordo del mio passato, cercherò un altro dribbling, e spero mi riesca. Non mi sento pronto per questo progetto, forse neanche per questa attualità che, senza scherzi, mi fa venire le vertigini. In tempi migliori sono salito sul campanile di Giotto, quello del Mangia, sulla Torre di Pisa, e non provavo sensazioni spiacevoli. Questo dimostra forse che, quando l’età matura volgendo verso l’autunno, lo spirito d’avventura si spenge gradualmente, e si tende più lo sguardo verso il basso che verso l’alto.

Sarà una metafora? Se penso, poi, che anche a Pescia hanno costruito le “Torri Gemelle”, mi arrendo senza condizioni. Quale sarà la prossima mossa? Un mini grattacielo tipo Dubai a Chie-sina Uzzanese? Oppure, un piccolo Empire State a Monsummano, se non disturbasse l’accostamento?

Il nostro futuro è già alle spalle. Colmati i confini tra le cittadine della Valdinievole, cosa altro le potrà distinguere, l’una dall’altra, se non l’altezza? E allora, via, sempre più in alto, come declamava Mike. Ormai, è certo, voleremo tutti, e già ora, in 24 ore si fa il giro del,mondo.

Su, sempre più su! Dispiace se io continuassi a camminare per oliveti, toccare terra con i piedi e sognare con l’”Infinito”?