Ci stiamo avvicinando sempre di più al Festival di Sanremo, anche quest’anno condotto da Amadeus.
Parlare del Festival, spesse volte induce a sfogliare gli annali passati, dai quali emergono ricordi, emozioni e canzoni straordinarie che ancora oggi si ascoltano con vivo gradimento.
Era il 1983, quarant’anni fa, quando in quella edizione furono tre le donne che salirono sul podio: Tiziana Rivale la vincitrice, Donatella Milani seconda classificata, e Dori Ghezzi terza classificata.
Anche la conduzione era perlopiù rosa: ad Andrea Giordana, infatti, gli furono affiancate tre belle presentatrici: Anna Pettinelli, Emanuela Falcetti e Isabel Russinova.
Abbiamo avvicinato Isabel Russinova che vanta una carriera televisiva, teatrale e cinematografica davvero meravigliosa, carica di successi e una sorprendente notorietà mondiale, la quale ricorda quella particolare esperienza festivaliera.

D. Signora Isabel, come giunse alla conduzione del Festival di Sanremo del 1983?
R. «La Rai decise di affidare il Festival di Sanremo a noi conduttrici di “Discoring” di quell’anno, che tra l’altro fu un programma che debuttò qualche mese prima e che ottenne subito un gran successo, e ad Andrea Giordana e per i collegamenti dal Casinò di Sanremo a Roberta Manfredi e Daniele Piombi. Fu una decisione probabilmente accesa dal fatto che il programma Discoring ebbe un grandissimo successo e fu molto gradito dal pubblico. Venivo dalla moda e mi trovai così sul palco dell’Ariston dopo pochi mesi di esperienza televisiva. Fu una novità sotto tutti i punti di vista. Mentre Anna Pettinelli conduceva già da tempo un programma radiofonico ed Emanuela Falcetti un programma televisivo, per me fu una prima volta».

D. Cosa significava per lei condurre il Festival di Sanremo?
R. «Il Festival di Sanremo è un appuntamento nazional-popolare di grande successo internazionale, molto importante per il lancio dei nuovi successi discografici; è una grande vetrina per i cantanti e un grande momento di condivisione social-popolare che sin dalla sua nascita appassiona il pubblico e i media a livello globale. Per me fu molto importante ed esaltante avere una esperienza così forte, essendo giovane e avendo l’incoscienza di una prima volta. Ricordo tutto perciò con molto affetto. Sono trascorsi alcuni anni e la mia carriera e il mio percorso hanno preso altre direzioni. Oggi sono più impegnata nel teatro, nel cinema e come scrittrice, drammaturga, produttrice e giornalista. La presentazione del Festival di Sanremo fu di buon auspicio per me».

D. Quanto è complessa l’organizzazione per la presentazione di un Festival di Sanremo?
R. «Lo è come per tutti grandi Festival e come per tutte le grandi kermesse. È un momento in cui si incrociano le aspettative, gli interessi, le ansie di case discografiche e di artisti. E’ una organizzazione complessa e importante, è il punto più alto, il fiore all’occhiello della televisione per il nostro paese. Sicuramente è una sfida molto attesa e ha tutti gli ingredienti per essere un momento di grande fibrillazione sotto tutti i punti di vista».

D. A distanza di quaranta anni, quali emozione avverte nel ricordare quella edizione straordinaria che vide sul podio tre giovani donne? Ha nostalgia?
R. «È stato per me, ripeto, un momento interessante, importante, esaltante e che ha posto l’inizio ad un percorso in cui questa stessa emozione continua ogni volta che salgo su un palco. E’ una prerogativa dell’essere artista l’urgenza di esprimere qualcosa e di farlo per un pubblico. In quella occasione fu per me il debutto assoluto. Non ho nostalgia, ma tenerezza. E’ un ricordo. Fu un momento del mio percorso molto tenero e importante, ma non ho assolutamente nostalgia. Come si evince dalla mia storia professionale sono altri, tanti e moltissimi gli altri momenti più importanti per me, come recitare davanti al presidente della Repubblica e al Senato in occasione della “Giornata del Ricordo”».

D. A suo avviso, quali particolarità fecero scalpore?
R. «Non me lo ricordo, ma penso che ogni anno il Festival di Sanremo è anche un luogo dove si intrecciano grandi gossip, molti intrighi piccoli grandi e qualche volta un po’ squallidi e altre volte interessanti e divertenti. E’ la tipica occasione per twittare, tante volte inutilmente come gran parte del gossip lo è, però fa parte della società». 

D. Un Festival, però, ricco anche di canzoni piacevoli e ancora in auge. Quale ricorda con particolare piacere?
R. «Il Festival di Sanremo è la vetrina della canzone italiana. In quell’anno, la canzone che fece storia fu “L’Italiano” di Toto Cutugno (scritta da Cristiano Minellono ndr), non c’è paese al mondo dove non si conosca questa canzone e dove qualcuno non la canticchi. L’Italiano fu un grande successo popolare. Altro successo popolare di quell’anno con un’altra intensità fu la canzone Vacanze Romane dei Matia Bazar. Poi ricordo Piter Gabriel, la sua fu una grande performance cioè quella di un artista internazionale». 

D. Secondo il suo punto di vista, in definitiva, chi furono i veri vincitori e i veri sconfitti di quel Festival?
R. «Nel Festival di Sanremo non ci sono vincitori e non ci sono sconfitti. Sono tutti vincitori». 

D. Come valuta gli ultimi Festival?
R. «La conduzione di Amadeus in questi ultime tre anni e la sua riconferma dimostra quanto un grande direttore artistico può riportare alla ribalta grandi musiche, grandi emozioni e dare al Festival quel vestito che è il suo: cioè una grande kermesse popolare dove però si ascolta buona musica».