La prof. Michela Cinquilli ha conseguito recentemente il dottorato in Diritto Canonico con il giudizio finale “Summa cum Laude”.
È la prima donna nella diocesi Pistoia a raggiungere un traguardo così importante e carico di significato.
Mentre ci rallegriamo con lei, l’occasione è favorevole per rivolgerle alcune domande.

D. In massima sintesi potrebbe illustrarci la riforma Mitis iudex Dominus Iesus relativa alla nullità matrimoniale del 2015?
R. «A partire dall’8 dicembre 2015, data della promulgazione del m.p. Mitis Iudex Dominus Iesus (MIDI) Papa Francesco ha riformato alcuni aspetti del processo di nullità matrimoniale ed una particolare attenzione è stata rivolta alla pastorale pregiudiziale vista come una delle novità fondamentali della riforma attuata nel contesto della doppia assise sinodale sulla famiglia.
In primis, la riforma ha decretato ufficialmente la possibilità di uno snellimento del processo canonico, al fine di ridurre la distanza fisica e morale tra le strutture giuridiche della Chiesa e i fedeli, e nello stesso tempo ha incentivato e sensibilizzato a sviluppare una maggiore sollecitudine pastorale e giuridica nei confronti di coloro che versano in situazioni coniugali di sofferenza e incertezza. E’ stata abolita la cosiddetta doppia sentenza conforme, ossia un solo grado di giudizio per ottenere la dichiarazione di nullità; ottenuta la prima sentenza affermativa decorsi i termini stabiliti per eventuale appello essa diventa definitiva e sarà possibile passare a nuove nozze, mettendosi in regola davanti alla Chiesa e alla propria coscienza.
In secondo luogo, la celerità, l’agilità e l’accessibilità, capisaldi del cammino di riforma, si realizzeranno solo se preceduti e accompagnate da un percorso di indagine giuridico-pastorale regolato da norme precise, preordinato all’accertamento della verità nello stato di vita delle persone, dimensione più intima del vissuto personale, capace di abbattere quelle distanze fisiche e morali che spesso allontanano i fedeli, creando un vero e proprio servizio giuridico pastorale specializzato.
La pubblicazione del MIDI, infatti si inserisce nel processo sinodale che ha visto come suo punto terminale la pubblicazione dell’esortazione apostolica post sinodale Amoris laetitia, che riprende in modo esplicito il MIDI (cfr. AL 244) nel contesto del cap. VI dedicato ad alcune prospettive pastorali che chiedono di essere accompagnate: si tratta della preparazione al matrimonio, dell’accompagnamento nei primi anni di vita coniugale, dell’aiuto da offrire alle diverse situazioni difficili e di crisi che i coniugi possono attraversare tra cui si collocano anche le rotture coniugali e i divorzi».

D. Di conseguenza, quale sarà, a parer suo, il potenziale cliente che potrà avvalersi delle sue competenze?
R. «Sicuramente si parla di “fedeli che necessitano far luce sul dubbio maturato circa la validità del proprio matrimonio” in primis. Infatti le mie competenze saranno di sicuro aiuto alla implementazione di una pastorale matrimoniale unitaria come delineata dalla riforma stessa, una necessità ed urgenza da sviluppare in rete sinergica con tutte le altre strutture ed uffici di curia già esistenti, per dar voce alla polifonia di chiesa sinodale. In secondo luogo, la possibilità di essere nominata giudice nei tribunali ecclesiastici delle chiese italiane, visto il riformato canone che prevede la possibilità nei processi matrimoniali che il collegio di giudici sia composto da laici anche donne e presbiteri. Nonché ogni altra forma di servizio in ambito giudiziario. La consulenza poi naturalmente potrà riguardare tutte quelle tematiche che sono disciplinate nel codice di diritto canonico, pertanto anche alle materie amministrative o penali».

D. In virtù della sua esperienza e secondo la sua opinione, quale può essere l’onore medio e approssimativo di un ricorso di un cittadino normale alla Sacra Rota?
R. «Dobbiamo puntualizzare i termini utilizzati. Non si tratta di una opinione, ma di una ben chiara determinazione degli onorari, prevedendone la gratuità totale ivi compreso il patrocinio ex- officio, nei casi necessari, accanto alla possibilità di scelta del patrono di fiducia iscritto all’albo del Tribunale, il cui onorario è stabilito dalla Conferenza episcopale Italiana e si aggira tra la somma di 1600 a 3000 euro per il primo e il secondo grado di giudizio. Questa situazione rappresenta una coraggioso segnale di apertura e di speranza verso quegli ostacoli che dissuadevano i fedeli dal ricorso alla giustizia della Chiesa. Non si parla di cittadino normale, ma di fedele al quale è riconosciuto un diritto alla ricerca della verità sul proprio stato di vita. Non si parla di Sacra Rota, bensì di Rota Romana, che peraltro è un grado giudiziario al quale non ci sarà neppure bisogno di arrivare se riuscissimo a recepire secondo l’intento della novella codiciale voluta dal legislatore universale nel cammino di riforma introdotto con il MIDI, la concreta attuazione di una struttura stabile diocesana che possa, attraverso una accurata indagine previa giuridico-pastorale raccogliere tutti gli elementi utili per l’eventuale celebrazione del processo giudiziale ordinario o breviore, da depositare al tribunale competente, attraverso la cooperazione degli ex-coniugi, che naturalmente dovranno essere accompagnati con competenze non solo pastorali, ma anche giuridiche allo scopo di pervenire alla verità».

D. L’ambiente universitario lateranense nel quale ha svolto i suoi studi accademici ha manifestato sensibilità e apertura ad una presenza femminile come la sua?
R. «La presenza femminile presso la Pontificia università lateranense rappresenta una buona percentuale anche perchè al suo interno sono inseriti differenti percorsi di studio che vanno dalla facoltà di Teologia, Filosofia, Diritto Civile, Scienze della Pace, Istituto Pastorale, Diritto Canonico e Utroque iure. Nell’ambito dello specifico percorso di studi in diritto canonico è chiaro che la situazione è sicuramente particolare. Le donne inserite in questo percorso accademico provengono a livello internazionale e da differenti stati di vita, laiche e religiose, accanto alla presenza cospicua di presbiteri anch’essi inviati da tutte le parti del mondo per completare la loro formazione canonica. Chiaramente la nostra presenza ha permesso aperture dialogiche e interscambio fra reciproche e differenti culture, manifestando di giorno in giorno sensibilità ed aperture anche al mondo femminile, sebbene all’inizio con alcune reticenze. La prima difficoltà riscontrata è stata proprio quella comunicativa, in quanto noi donne più aperte all’interscambio dialogico, abbiamo sicuramente rappresentato una opportunità per lo sviluppo di una cultura del dialogo aperta e sinergica che ha facilitato la creazione di un bel gruppo comunità, a tal punto che ad oggi, con coloro che hanno terminato il percorso di dottorato continuano ad esserci contatti, fine di progettare ed organizzare servizi utili per la comune missione ecclesiale nel campo delle fragilità familiari a livello di chiesa universale».

D. La scelta di Diritto Canonico da parte degli studenti universitari in una università come quella Lateranense non è certamente frequente. Vorremmo quindi conoscere le motivazioni della sua scelta accademica.
R. «Le motivazioni nascono dalla volontà di approfondire la parte più giuridica degli studi teologici. Proprio per questo, terminato il mio percorso di laurea magistrale in scienze religiose indirizzo pedagogico-didattico, la relatrice della tesi, Serena Noceti, mi indirizzò verso questa pontificia università, affinchè potessi proseguire nel percorso di Licenza. Una scelta non facile, in quanto questo comportava stare a Roma due o tre giorni a settimana per partecipare alle lezioni. Mio marito fu il primo a sostenermi in questo tipo di scelta, aiutandomi nel portare avanti anche gli impegni famigliari, avendo due figlie ancora piccole. Diciamo che da lì in poi è stato un crescendo di stimoli che mi hanno sempre spinto ad andare oltre, a prendermi cura della mia passione per la conoscenza e per la Chiesa, cercando di acquisire quei titolo e quelle competenze per poter veramente partecipare con corresponsabilità alla comune missione ecclesiale alla quale tutti, uomini e donne sono chiamati a realizzare, frutto di una ecclesiologia conciliare del popolo di Dio, che ha sottolineato l’unità e l’uguaglianza di tutti i battezzati al di là degli stati di vita (clericale, religioso e laicale) attraverso la partecipazione di tutti i fedeli al triplice ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo che ha affermato l’identica vocazione alla santità per tutti i battezzati e l’idea di una partecipazione corresponsabile, tra laici e ministri ordinati, nel servizio ecclesiale».