«In Valdinievole ci sono cinque persone che conoscono il Toniolo e gli sono grato per il suo esempio e per i suoi scritti socio-politici. Tra loro c’è un amico che in modo anonimo ha finanziato la pubblicazione. Ho voluto questo libro per loro e di riflesso per tutti quelli che glorificando il Toniolo, non volendo lo fanno passare per ladro e disonesto -come è successo a me a Pescia- avendo egli ricevuto dallo Stato uno stipendio per fare lo scienziato e non lo avrebbe fatto».

Con queste parole il can. prof. Amleto Spicciani preannuncia l’uscita del prezioso volume dal titolo «Una Società molte economie / Giuseppe Toniolo nella storia del pensiero economico» da lui stesso curato.

In questa pubblicazione sono raccolti gli atti del convegno tenutosi a Pescia il 27 ottobre 2018 per commemorare il centenario della scomparsa dell’economista pisano Giuseppe Toniolo, molto legato alla città pesciatina, ma anche a Pistoia e Prato e a Lucca.
Compongono la pubblicazione gli interventi di Marco Bianchini, Fiorenza Manzalini e di Marco Ricci, il quale, gentilmente, risponde ai nostri quesiti.

D. Può descriverci il pensiero di Giuseppe Toniolo?

R. In un lasso di tempo di circa 47 anni, dal 1871 al 1918, il Toniolo pubblica più di 300 contributi, tra monografie, saggi per riviste, interventi in congressi, conferenze, articoli di giornali, dispense, materiale didattico, prefazioni, introduzioni, trattati e altro ancora. La maggior parte degli scritti sono stati raccolti sotto il titolo di “Opera omnia di Giuseppe Toniolo” pubblicati tra il 1947 e il 1953. Si comprende quindi la difficoltà di sintetizzare il pensiero del Nostro in quanto fu allo stesso tempo scienziato e animatore sociale. Il Gruppo Cultura della Diocesi di Pescia unitamente all’organizzatore del convegno e curatore degli atti prof. Amleto Spicciani, canonico della Cattedrale di Pescia, intendeva approfondire quale fosse stato le fondamenta teoretiche alla sua azione pratica e perché il medesimo non avesse edificato una scienza economica pura e astratta con il metodo della deduzione logica e anche perché come cattolico non avesse potuto impegnarsi politicamente con il governo italiano, diversamente da quanto accadeva ai suoi colleghi nel resto d’Europa.

D. Come si articola questo libro?
R. Il volume si articola in due momenti. La prima parte, Giuseppe Toniolo scienziato sociale, si avvale dei contributi del prof. Marco Bianchini che pone il nostro economista nel suo preciso contesto ideologico e che rende piena ragione della serietà scientifica del suo apparato teorico e della prof.ssa Fiorenza Manzalini che scende efficacemente nel cuore dell’impostazione scientifica tonioliana cogliendo la sua concezione antropologica della vita economica. Ambedue gli studiosi sono dell’Università di Parma e sono profondi conoscitori del Toniolo, unitamente al prof. Spicciani. La seconda parte che ho curato, Giuseppe Toniolo pensatore politico, mi sono soffermato sulle due conferenze, documentate, che Toniolo tenne a Pescia: la prima nel 1897 chiamato da mons. Giulio Matteoli e la seconda nel 1901 invitato da mons. Donato Velluti Zati per commentare l’enciclica Graves de comuni re del 18 gennaio 1901.
Racconta il cronista del settimanale pesciatino La Croce che la conferenza del 3 febbraio 1901, ‘fu coronata da un’ovazione entusiastica, interminabile’ e che mons. Velluti Zati, provvide a pubblicarne gli atti con il titolo: La parola del papa in quest’ora solenne a proposito della recente enciclica sulla democrazia cristiana. Il Toniolo, dopo la diffusione tramite la Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie provvide a divulgarlo con una seconda edizione romana. Quest’ultima conferenza, ancor più della prima, ebbe una vastissima risonanza, tale da far emettere, a mio avviso, una specifica Istruzione del card. Vincenzo Vannutelli. La seconda parte si arricchisce anche con il commento della suddetta pubblicazione nella quale, tra l’altro, suppongo la probabile correlazione polemica tra le idee illustrate nella conferenza e quelle di personalità pesciatine/valdinievoline del tempo. Ciò determinò, ritengo, l’entusiasmo incontenibile nella sala del Seminario, raccontata dal cronista e sottolinea la presenza di persone di ogni estrazione sociale e composta anche da giovani socialisti e da donne nobili e popolane!.

D. Dott. Ricci, può esprimerci le sue valutazioni circa l’opera del Toniolo sottolineata in questo libro?

R. Il Curatore del libro inquadra l’opera del Toniolo nell’ambito del pensiero economico sottolineando come lo studioso, purtroppo, non abbia dato luogo ad una propria scuola. A mio avviso il pensiero economico ha proseguito su altri binari privilegiando dottrine di matrice anglo-americane, espressione di sensibilità protestanti, cioè sostanzialmente e infondatamente ottimistiche a sostegno della classe dominante e a conferma della superiorità della civiltà occidentale. Conseguentemente gli economisti si sono cimentati nella ricerca delle leggi che consentano al sistema economico di svilupparsi indefinitamente, con successo, ove la povertà è percepita come un fatto tendenzialmente assorbibile e comunque non strutturale nel lungo periodo. Il pensiero economico dominante è ancora rivolto all’ottimismo della espansione produttiva generalizzata: il mito del PIL (prodotto interno lordo) e di leggi economiche valide in ogni tempo e in ogni latitudine dove è assente o inconsistente la dimensione umana in ogni sua declinazione. Il ‘900 ha manifestato pienamente e ampiamente le terribili conseguenze di queste antropologie! Diversamente il Toniolo che riteneva che il compito della Scuola Sociale Cattolica fosse civilizzatrice nei confronti di tutti gli uomini e si dovesse perseguire la giustizia distributiva tra classe e classe (e quindi non solo politiche meramente di trasferimento di denaro verso i poveri!). Aveva purtroppo dovuto constatare alla fine della sua vita (essendo morto nel 1918) la crudeltà di quelle filosofie anche economiche! Da qui l’attualità del messaggio metodologico del Nostro e la rinnovata sfida al pensiero economico attuale sempre più incapace di sollevare le condizioni dei poveri (e salvaguardare le risorse produttive). Temi, anche metodologici, che papa Francesco ha riportato all’attenzione.