Era il periodo natalizio del 1986 quando un nutrito gruppo di calciatori – Alessandro Altobelli (Inter), Giancarlo Antognoni (Fiorentina), Klaus Berggreen (Pisa), Daniel Bertoni (Udinese), Dario Bonetti (Milan) Zbigniew Boniek (Juventus), Liam Brady (Inter), Antonio Cabrini (Juventus), Bruno Conti (Roma), Dan Corneliusson (Como), Dirceu (Avellino), Edinho (Udinese), Preben Elkjær (Verona), Giovanni Galli (Milan), Francesco Graziani (Udinese), Ruud Gullit (Philips Sport Vereniging), Júnior (Torino), Willem Kieft (Pisa), Marino Magrin (Atalanta), Daniele Massaro (Milan), Michel Platini (Juventus), Paolo Rossi (Verona), Karl Heinz Rummenigge (Inter), Glenn Strömberg (Atalanta) e Aleksandar Trifunović (Ascoli) – incisero la celebre canzone “Alleluia” in virtù di un progetto benefico a favore della realizzazione di un ospedale nell’America centrale tramite la Caritas.

Il brano fu presentato durante una puntata televisiva del varietà Fantastico condotto da Pippo Baudo.
E’ inutile sottolineare ancora oggi il successo che ne conseguì. La canzone raggiunse i primi posti delle classifiche italiane e il disco riscosse un ampio consenso a livello europeo. Possiamo, quindi, confermare che in quella occasione la solidarietà umana vinse con risultati veramente eccellenti.
A trentacinque anni di distanza, uno dei calciatori partecipanti e gloria limpida del Calcio italiano, Francesco Graziani, bandiera e goleador di Torino, Fiorentina, Roma e Udinese e campione del mondo nel 1982, ricorda quello straordinario evento.

D. Graziani, cosa ricorda dell’incisione del brano, “Alleluia” di S. Urso e Swother, il cui ricavato fu devoluto in beneficenza?
R. «Il progetto benefico ci fu presentato dalla Casa discografica RCA. L’iniziativa era volta alla costruzione di un ospedale in Nicaragua. Alcuni fondi c’erano già, ma non erano sufficienti. Così, con l’incisione di questa canzone da parte di noi calciatori e la pubblicità della stessa casa discografica, riuscimmo a raccogliere ulteriori fondi. Praticamente tutte le società calcistiche italiane aderirono a questo progetto».

D. Da che cosa fu maggiormente colpito?
R. «Fui colpito dai tanti che aderirono all’iniziativa e soprattutto da questo scopo nobile di poter aiutare a costruire una struttura così importante, come lo sono gli ospedali e le case di cura per i bambini».

D. Quale emozione visse nell’interpretazione di questo brano?
R.«Non vissi una particolare emozione. Era un momento “goliardico” ed eravamo molti calciatori. Ebbi la fortuna di essere scelto quale solista insieme a Ruud Gullit nell’esecuzione del brano. Il resto della canzone fu accompagnato dal coro delle “Piccole Voci” di Angelo Di Mario. Ripeto, l’aspetto principale era la possibilità attraverso la nostra partecipazione di arrivare a costruire una cosa importante. Infatti, con i proventi della vendita del disco riuscimmo nell’intento. A noi calciatori partecipanti fu regalato un simbolico disco d’oro».

D. Ha nostalgia di quella esperienza di cantante solidale e di quegli anni?
R. «…ho nostalgia dei miei 15, 20, 30, 50 anni. Tra pochi giorni ne compio 69; quando ci guardiamo un attimo indietro proviamo sempre un po’ di nostalgia per ciò che è stato, per quello che poteva essere, riflettendo sugli errori commessi, sulle cose belle compiute e su quelle meno belle. Però, ripensando all’incisione di “Alleluia”, contava solo lo scopo benefico. E’ stata la sua finalità a smuovere le coscienze di ognuno di noi».

D. A suo avviso, voi campioni degli anni Ottanta eravate più o meno generosi rispetto ai campioni calcistici di oggi?
R. «Credo che anche i calciatori di oggi, pure per le loro grandi potenzialità di guadagni, siano disponibili a fare beneficenza. Sicuramente tanti lo fanno ma, come giusto che sia, non lo raccontano a nessuno. Trovo che il mondo del calcio sia sempre stato un mondo solidale nei confronti di coloro che nella vita sono stati meno fortunati, sia a livello singolo sia a livello di gruppo. L’importante è che qualunque cosa si faccia sia fatta con il cuore».

D. Lei, oggi, sarebbe disposto a rilanciare un brano come “Alleluia” a scopo benefico?
R. «Sì. Se ci fosse uno scopo nobile. Non lo farei per arricchire me stesso. Se ci fosse un progetto finalizzato a qualcosa di interessante e di importante sarei ben disponibile a farlo».

D. Graziani, dopo l’incisione di “Alleluia” ha sostenuto altre iniziative benefiche?
R. «Avevo già inciso un’altra canzone quando giocavo nella Roma. L’iniziativa mi fu presentata da Gianni Minà. Nel 1984 incidemmo una canzone dal titolo “Che t’ha fatto sta Roma” e il ricavato fu destinato a scopo benefico».

D. Come valuta i cambiamenti avvenuti nel mondo in questi ultimi venti anni?
R. «Dico sempre: “Si stava meglio quando si stava peggio!” Questa è una valutazione che la facciamo anche alla fine di tutti i giorni. Oggi viviamo in un mondo più frenetico, un mondo diverso. Oggi è il mondo di internet che offre conoscenze incredibili e che va velocissimo, con una tecnologia che ti da a volte vantaggi e a volte svantaggi. Però molte cose sono state semplificate. Oggi con un clic riusciamo a connetterci con il mondo, ma siamo diventati schiavi di alcune tecnologie. Se oggi una persona esce di casa senza telefonino diventa pazzo. Se capita di stare due o tre giorni senza computer o senza telefonino ritroviamo un mondo che per tanti anni ci ha appartenuto».