Con la pandemia, lo Sport professionistico vive una realtà diversa da quello dilettantistico, amatoriale e giovanile. Nei confronti di quest’ultimo, e della gran massa dei suoi praticanti, esistono, ai vari livelli, disposizioni che, nonostante perseguano sempre finalità preventive, sono molto diverse e spesso caotiche. Gli Sport individuali e di squadra appartenenti a queste categorie sono in grossa difficoltà e stanno avendo enormi problemi per interpretare e applicare le nuove regole imposte dal Governo. Regole logisticamente complesse e con tempistiche difficili da rispettare.

 Ho provato a seguire le diverse e frequenti comunicazioni che riguardano tutti i settori e le attività e mi sono trovato di fronte un vero e proprio ginepraio in cui non è facile districarsi, comprendere e non confondersi.

Dal 10 gennaio le nuove norme antiCovid per lo Sport sono sostanzialmente queste: obbligo di green pass rafforzato (con vaccino o guarigione da contagio) per impianti di risalita, piscine e sport di squadra anche all’aperto, palestre e sport di squadra al chiuso, eventi e competizioni sportive.

Per i più piccoli, da 5 a 11 anni, non c’è obbligo di green pass.

Mi sono chiesto (alcune mie semplici riflessioni sull’argomento mesi fa sono state pubblicate su queste pagine) i motivi, nonostante tutto, dei grandi successi del nostro movimento sportivo di vertice a livello internazionale. Più continuo a pensarci e più mi convinco che le ragioni siano essenzialmente organizzative e tecniche. Le Federazioni ed il CONI hanno lavorato bene, dobbiamo ammetterlo. Sono stati, giustamente, messi nelle condizioni sanitarie più favorevoli, hanno reclutato tutte le migliori competenze e al tempo stesso hanno destinato il massimo delle energie possibili alla preparazione meticolosa delle atlete ed atleti. Lo spavento della pandemia c’è stato, come pure qualche breve titubanza e timida incertezza iniziale, ma poi tutto si è messo in moto alla grande. E i risultati ci sono stati. E che risultati.

Ora mi chiedo se la diffusissima base dei praticanti non appartenenti alle categorie di vertice non possa imitare e prendere spunto dallo sport professionistico. Certamente le possibilità organizzative e tecniche sono diverse. Le Società Sportive giovanili solitamente molto vicine alle famiglie (già in difficoltà con la Scuola) ritrovano qui una situazione ingarbugliata che si deve, perlomeno da certe età in poi, misurare col green pass. I più grandi, dilettanti o amatori che siano, non possono accedere né al chiuso né all’aperto se non hanno il lasciapassare verde. Gli Sport di Squadra, ma anche quelli individuali al chiuso, sono accomunati dalle stesse regole. Non hanno vincoli particolari solo gli Sport individuali all’aperto.

È possibile in questo labirinto normativo, frutto di scelte politiche suggerite dai pareri degli esperti del Comitato Tecnico Scientifico su base nazionale, alleggerire il peso alle Società Sportive che, data la loro frequente fragilità strutturale, chiedono minori restrizioni? Da sempre sono dalla parte di chi lo Sport lo promuove, incoraggia, sostiene, ne fa un momento educativo fondamentale e un baluardo a difesa della salute, ma in questo particolare e difficile momento credo che valga la pena di fare tutto il possibile per arginare il diffondersi dei contagi.

Certamente le esagerazioni e le complicazioni andrebbero evitate per consentire il superamento di certe limitazioni inspiegabili, ma pazientare ed organizzarsi con buon senso per andare oltre i disagi e gli intoppi che si frappongono quotidianamente, credo che sia la scelta migliore da fare con i tempi che corrono. Dobbiamo essere fiduciosi che presto le cose cambino. Dipende da tutti. Le raccomandazioni che vengono fatte cominciano ad essere assillanti, ma, rispettando le regole che sono raccomandate, convinciamoci che un bell’allenamento, completo e ben fatto, contribuirà a ripagarci della pesantezza degli attimi che lo hanno preceduto e ci darà la carica per affrontare al meglio quelli che lo seguiranno.