In questi giorni siamo tutti affascinati dal Festival di Sanremo, del quale si tiene la settantaduesima edizione.

Sono numerosi i cantanti e i cantautori che si sono succeduti in questa kermesse che da diversi decenni ha raggiunto una popolarità perfino negli angoli più impensabili del mondo.

Nei primi anni Novanta del secolo trascorso, precisamente nel 1992, sul palco del Teatro Ariston si esibì per la prima volta il giovane Alessandro Canino.

La sua canzone “Brutta” fu un successo straordinario che nemmeno lo stesso cantante fiorentino si immaginava.

D. Canino, può ricordarci il suo esordio al Festival di Sanremo 1992?
R. «Il mio esordio fu molto emozionante anche perchè, nel 1992, avevo soltanto diciotto anni. La prima vera esperienza in un festival importante come quello di Sanremo fu per me fondamentale. Tante emozioni e tanti ricordi, ma soprattutto rammento, come ripeto, l’emozione; anche se non è poi mancata negli anni successivi, quella prima volta fu veramente incredibile».

D. Ci può presentare nuovamente anche la sua canzone?
R.«La canzone fu molto sentita e descriveva una storia vera, che mi era accaduta con una compagna di classe. Ho raccontato semplicemente quello che successe a quel compleanno e ho parlato di una problematica che, se vogliamo, ancora oggi è viva; potremmo definirla come un inno contro il bullismo.
È una canzone evergreen, che porto tuttora con orgoglio nelle mie serate in tutto il mondo. Quest’anno “Brutta”  festeggia trent’anni e l’occasione sarà propizia per organizzare degli eventi e qualcosa di speciale da svolgere nel corso dell’annata perchè questa canzone se lo merita».

D. Fu scritta da Bruno Zucchetti e Beppe Dati, vero?
R. «Fu scritta da Bruno Zucchetti, Beppe Dati e anche da me, chiaramente perchè la storia è mia e l’ho raccontata io, per cui la canzone l’ho scritta anche io».

D. Fu un Festival molto toscano, con la sua partecipazione e quella di Aleandro Baldi e Paolo Vallesi, del direttore d’orchestra Marco Falagiani e con varie canzoni scritte da Giancarlo Bigazzi, Beppe Dati. È così?
R. «In quei primi anni Novanta il Festival di Sanremo era soprattutto di noi toscani, con molte partecipazioni: Marco Masini, Aleandro Baldi, Paolo Vallesi, Irene Grandi… Tanti artisti toscani parteciparono al Festival di Sanremo e, soprattutto, poi c’era il grande Giancarlo Bigazzi».

D. Cosa non potrà mai dimenticare di quell’edizione, che vide Luca Barbarossa vincitore e Mia Martini classificata al secondo posto con la canzone “Gli uomini non cambiano”, composta da Giancarlo Bigazzi, Beppe Dati e Marco Falagiani?
R. «Indimenticabile fu la telefonata di Lucio Dalla subito dopo la mia prima esibizione. Fu una telefonata davvero inaspettata. Ricordo che mi telefonò tramite la sua discografica, che si trovava proprio dietro il palco del Teatro Ariston. Mi chiamò da un cellulare, uno dei primi dell’epoca, e i complimenti di Lucio mi rimarranno sempre nel cuore e nell’anima».

D. Alessandro, poi seguirono altri due Festival, 1993 e 1994. Cosa le mancò per ripetere il successo di Brutta in queste due edizioni?
R. «Purtroppo e per fortuna canzoni come Brutta sono difficilmente ripetibili. Ci sono tanti esempi di altri colleghi che hanno interpretato canzoni che erano irripetibili. Brutta è una canzone, diciamo, unica nel suo genere».

D. Alessandro, pensa di ritornare al Festival di Sanremo?
R. «Mi piacerebbe tantissimo. Non dipende da me, ma da un invito dai vertici della RAI o dal direttore del Festival».