Sono già trascorsi trenta giorni da quando Alfio Tofanelli è scomparso. Aveva 87 anni. Montecatini Terme ha perso uno dei suoi figli di adozione più illustri, come fondatore e titolare dell’agenzia di informazione Atc, in via Garibaldi, e firma delle più prestigiose testate sportive italiane quali Tuttosport, La Gazzetta dello sport e Guerin Sportivo.

Nella sua agenzia si sono formati numerosi cronisti dello sport di cui alcuni hanno raggiunto una eccezionalità popolarità. A esempio basti pensare a Gianfranco Coppola (Rai), Sandro Sabatini (Mediaset), Francesco Gensini e Antonio Giordano (Corriere dello Sport), e Antonio Barillà (La Stampa). Quest’ultimo ricorda affettuosamente con noi “il maestro” Tofanelli.

D. Dott. Barillà, un mese fa ci lasciava Alfio Tofanelli. Questa perdita cosa le suscita nel cuore?
R. «Ho perso un secondo papà. E non è una frase fatta. Mi ha formato come giornalista, ma ha anche inciso una traccia profonda anche nella mia crescita umana».

D. Come e quando è nato il giornalista calcistico Alfio Tofanelli?
«Da ragazzo, attraverso semplici collaborazioni, spinto da una passione straordinaria: le piccole manifestazioni come palestra, poi la scalata fino alle grandi corse di ciclismo, ai campionati del mondo e alle coppe internazionali di calcio senza mai smarrire umiltà ed entusiasmo».

D. Quale posizione ha occupato nel mondo del giornalismo sportivo italiano
R.«Bastano i grandi eventi raccontati per testate prestigiose, come la Gazzetta dello Sport, il Guerin Sportivo e Tuttosport, per collocarlo ad altissimi livelli. La straordinarietà è aver resistito alla tentazione di trasferirsi nelle capitali del giornalismo e aver fatto di Montecatini Terme, sua città d’adozione, l’epicentro della professione».

D. Cosa ha significato per lei crescere nella sua redazione?
R.«Realizzare, grazie all’opportunità che mi ha dato, il sogno che cullavo da bambino, e imparare il mestiere in tutte le sue sfaccettature: dalla scrittura alla “macchina”, perché nell’agenzia facevamo di tutto. È stata una delle prime in Italia, lavorava in editing per grandi giornali e autoproduceva riviste che erano grandi intuizioni: basti ricordare il successo di Supertifo. Ma il direttore – lo chiamavo così, non sono mai riuscito a dargli del tu – è stato prezioso per tanti colleghi, non solo per me: penso a Sandro Sabatini, volto popolare di Mediaset, a Gianfranco Coppola che lavora in Rai ed è presidente dei giornalisti sportivi italiani, ad Antonio Giordano firma illustre del Corriere dello Sport, al figlio Riccardo che porta avanti l’azienda. E tanti, tanti altri: Francesco e Leonardo Gensini, Marco Tortelli, Simone Lucarelli, Nicola Nucci, Filippo Laico. Alcuni hanno scelto strade diverse dal giornalismo, ma erano egualmente bravissimi. E tutti siamo rimasti legati: è capitato di partire da città lontane solo per trascorrere qualche ora a tavola con il direttore e rievocare i vecchi tempi. Tra i “registi” dei pranzi c’era Emilio Doveri, storico collaboratore di Massimiliano Allegri: in redazione, infatti, non gravitavano solo giovani giornalisti, sono cresciuti grandi personaggi dello sport. Oltre a Emilio, penso a Riccardo Magrini: la sua seconda vita da commentatore, dopo anni da campione della bicicletta, è iniziata nella storica sede di via Garibaldi».

D. Come le piace ricordare Alfio Tofanelli e come le piacerebbe che ne fosse mantenuta la memoria?
R. «Voglio ricordarne il disincanto, l’ironia, il gusto della battuta, la capacità di pungere senza trascendere: ha ragione Cristiano Militello, sarebbe stato anche un ottimo personaggio televisivo. Lui non amava i riflettori, ma vorrei che Montecatini Terme, cui ha dato tanto, ne trasmettesse la memoria in qualche modo. Claudio Nassi, grande manager calcistico con cui ha condiviso la lunga esperienza dell’almanacco tecnico-statistico TuttoCalcio, ha suggerito di intitolargli lo stadio. Mi sia consentito, a fine chiacchierata, abbracciare la moglie Giuliana e i figli Riccardo e Fabiana: negli anni montecatinesi sono stati la mia famiglia, lo sono ancora e lo saranno sempre».