«Ci sono prospettive di Valparaiso e di Viña Del Mar in Chile che mi sono familiari, essendoci stato tre volte, e così pure, angoli e stradine di Copenaghen, Londra e Zurigo.
Anche di Rio De Janeiro e Buenos Aires conosco luoghi, spiagge ed itinerari, e nei Caraibi ci sono stato la prima volta a 12 anni d’età e ci sono ritornato almeno una ventina di volte, tra Cuba, la Jamaica, S. Domingo, Guadalupe, St. Lucia e tutte le isole di sottovento.
E’ stata una fortuna aver visitato ripetutamente e convulsamente tante parti del mondo.
Ma la mia fortuna più grande è quella di essere nato a Napoli, che a questo punto, dopo aver visto tanti posti bellissimi, considero la città più bella del mondo.
Napoli e Bagnoli le conosco bene, sono mie e ne parlo da sempre anche nelle canzoni».
Sono parole di Edoardo Bennato presenti nel suo sito.
Si potrebbe scrivere e parlare a lungo su questo grande cantautore che ha superato brillantemente i suoi cinquant’anni di carriera, costellata di successi, conosciuto e applaudito in quasi tutto il mondo. Basti pensare che detiene record incredibili e uno stile di musica innovativo, riuscendo magistralmente a coniugare il genere rock, cosa non facile, con le parole italiane.

D. Maestro Bennato, c’è stata nella sua ricca produzione artistica che occupa oltre cinquant’anni una evoluzione? Può descrivercela brevemente?
R. «Il rock è sempre in evoluzione… Quello che, per quanto mi riguarda, non cambia è l’attenzione alle problematiche, ai paradossi che ci circondano e che cerco di manifestare nei testi delle canzoni». 

D. Non capita spesso di incontrare un cantautore come lei capace di abbracciare diversi generi musicali. Come nasce questa predisposizione ai diversi generi musicali?
R. «Partendo dalla base Rock&Blues mi piace spaziare in alti stili musicali che mi danno stimoli… Non ho pregiudizi in merito».  

D. Numerosi sono gli argomenti che affronta nelle sue canzoni. Cosa emerge in particolare nei suoi brani?
R. «Ho sempre utilizzato l’ironia, il paradosso nei testi delle mie canzoni. Posso farlo perchè ironizzo anche su me stesso: “Tu sei forte, tu sei imbattibile, tu sei… un cantautore”».

D. Lei è famoso per accompagnarsi con l’armonica durante le sue esibizioni. Come è giunto a questa sua tecnica?
R. «Gli strumenti mi servono come i pennelli per un pittore, un martello per il carpentiere ecc… l’armonica non fa eccezione».

D. Le sue canzoni sono per tutti i tempi. Basti pensare, per esempio, a Il gatto e la volpe, L’ isola che non c’è, Viva la mamma, Venderò, È goal, Così non va, Veronica, Sono solo canzonette, È stata tua la colpa, Un giorno credi, ecc… che cosa ne pensa?
R. «Mi fa piacere che la gente si ritrovi ancora in queste canzoni. In fondo sono riuscite ad attraversare più generazioni… E non è poco!».

D. La sua carriera vanta numerosi primati: sin dal calar degli anni Settanta è tra i primi cantautori ad esibirsi davanti a decine e decine di migliaia di persone, a pubblicare album e canzoni in pochissimo tempo l’uno dall’altro. Ci può raccontare come procede nel suo lavoro?
R. «Non c’è una tecnica precisa o precostituita: quando credo di avere qualcosa da dire, vado in studio con i miei amici musicisti e cominciamo a registrare».

D. Come si distingue tra i suoi colleghi cantautori italiani?
R. «No ho idea se mi distinguo dagli altri amici-colleghi cantautori… Ho stima per molti di loro».

D. La sua penna ha firmato canzoni anche per numerosi e noti artisti. Quali fra queste l’ha soddisfatta di più?
R. «Forse la canzonetta “Tutto sbagliato baby” che ha interpretato la grande Mia Martini… è stata fantastica».

 D. Come gli piace definirsi come artista e come uomo?
R. «Preferisco che mi definiscano le persone che ascoltano i miei brani…».