Un’alta figura rappresentativa del Calcio italiano degli anni Settanta e Ottanta è quella di Franco Causio.
Ha esordito giovanissimo nella squadra della sua città natale, Lecce, per poi vestire le maglie di Sambenedettese, Reggina, Palermo, Juventus, Udinese, Inter, di nuovo Lecce e Triestina.
Il curriculum agonistico della sua straordinaria carriera, ultra ventennale, evidenzia più scudetti, una coppa Uefa, una coppa Italia e annota anche ben 63 presenze con la maglia della Nazionale di calcio italiana, con sei reti all’attivo.
Causio, impiegato sia come centrocampista che attaccante, si è reso protagonista di numerosi incontri segnando goal, facendo assist e giocate da fuoriclasse.

D. Causio, quali momenti ricorda con piacere e nostalgia della sua grande carriera calcistica?
R. «Della mia carriera calcistica ricordo tutto. Sono partito da casa mia, da Lecce, ancora ragazzino e sono arrivato poi alla Juventus e con la Nazionale a vincere i mondiali».

D. Quale emozione avverte ancora nel pensare ai tre mondiali da lei disputati (1974, 1978 e 1982)?
R. «Credo che sia il coronamento e il sogno di tutti i ragazzi, quando iniziano a giocare a calcio, di vestire la maglia azzurra e disputare i mondiali e gli europei. Io ho avuto la fortuna di fare tutto questo e credo di aver coronato il sogno di quando ero bambino».

D. A parer suo, cosa mancò alla Nazionale per vincere i Mondiali del 1978, visto che regalò anche tanto spettacolo?
R. «Abbiamo incontrato un’Argentina non superiore tecnicamente a noi, ma politicamente superiore».

D. A suo avviso, quale fu la carta vincente che permise alla nostra Nazionale di vincere quello del 1982 e di laurearla così campione del mondo?
R. «Nel 1982 fu il coronamento di un lavoro fatto dal nostro allenatore Enzo Bearzot, iniziato nel 1978 in Argentina e portato avanti dopo fino al 1982 in Spagna. Bearzot creò un gruppo coeso, forte come mentalità e gioco; e vincemmo il mondiale con il gioco. Questo fu molto importante e avvenne grazie ad Enzo Bearzot».

D. Mio padre, tifoso juventino e suo fans, amava ripetere: “Causio le partite le vinceva da solo”. Cosa aveva in più rispetto ad altri?
R. «Le partite non si vincono mai da soli. Qualcosa sicuramente un calciatore può dare di più, ma se non ha gli altri dieci compagni che supportano non può da solo ottenere risultati. Credo che in una squadra si debba essere prima di tutto un gruppo forte e se qualcuno si eleva un pochino questo deve essere comunque al servizio della squadra».

D. Sei sono gli scudetti che ha vinto. Quali ritiene i più significativi?
R. «Tutti i campionati che si vincono sono belli. Noi li abbiamo vinti con spirito di sacrificio e sul  campo. Credo che dal primo all’ultimo sono ricordi indelebili».

D. Che ricordi ha di tanti derby disputati contro il Torino?
R. «Ma io ricordo i tanti derby giocati contro l’Inter, il derby d’Italia, e contro il Milan. La sfida cittadina contro il Torino era una partita che sentivano più quelli del Toro che noi. Credo che il derby d’Italia fosse quello più sentito».

D. Se le faccio i nomi di suoi allenatori, come Čestmír Vycpálek, Giovanni Trapattoni ed Enzo Ferrari, a quali è più affezionato?
R. «A tutti quelli che mi hanno dato qualcosa. Tutti mi hanno lasciato un buon ricordo».

D. Cosa occorre per essere dei campioni come lei?
R. «Umiltà, sacrificio e lavoro».