Dare un’anima alla Sinistra. Idee per un cambiamento profondo” (ed. Guerini e Associati) è il titolo del nuovo libro del sen. Vannino Chiti.
L’ex vice presidente del Senato, studioso del movimento cattolico e per tanti anni protagonista della politica italiana con questa pubblicazione arricchisce la sua vasta e interessante bibliografia.
Giovedì 6 luglio prossimo, alle ore 21, nel Circolo Arci di Pontelungo (Pistoia) si sarà la presentazione.
Il sen. Chiti, gentilmente, ha acconsentito di rispondere alle nostre domande.

D. Quali sono state le fonti ispiratrici per realizzare questo nuovo libro?
R. «La fonte ispiratrice fondamentale è stata la società. Vi è una sinistra sociale che non trova una sua piena rappresentanza nella politica. Basta guardarsi intorno: crescono le disuguaglianze, l’assenza per tanti soprattutto giovani di un’occupazione e insieme lo sfruttamento nel lavoro, l’intensità dei ritmi di produzione che coinvolge i dipendenti ed anche artigiani e piccoli imprenditori, i lavori precari o le finte partite Iva, il crescere di incidenti e morti sul lavoro, l’aumento delle povertà e l’esistenza di pensioni inadeguate che costringono a scegliere tra diritto alle cure e diritto a una vita degna. Al tempo stesso vi è il governo più di destra nella storia della Repubblica che sta privatizzando sanità e istruzione, non affronta l’evasione fiscale ma premia i più ricchi. Nel mondo, con il covid non ovunque debellato, tante guerre, una gravissima in Europa con l’aggressione di una potenza nucleare, la Russia, all’Ucraina e nessuna voce forte e coerente – tranne papa Francesco – che persegua l’obiettivo di una pace giusta. Di fronte a una sinistra che spesso balbetta, assistiamo a un’astensione enorme alle votazioni. Ciò indebolisce la democrazia e al tempo stesso ci indica – come ho premesso – che una sinistra dispersa nella società non trova una sua rappresentanza nella politica». 

D. Quali sono gli argomenti su cui particolarmente riflettere ?
R. «Li ho in fondo già richiamati: dignità di ogni persona, giustizia sociale ed ecologica, diritto a un lavoro degno, fisco equo e progressivo, come è scritto nella Costituzione, democrazia fondata sull’antifascismo e la Resistenza, protagonista della realizzazione di una democrazia federale europea, welfare pubblico in particolare riguardo alla sanità, all’istruzione e all’assistenza, non violenza e politiche per la pace. Come si vede, vorrei una sinistra alternativa nei valori e nei programmi alle destre. Basti pensare, per fare alcuni esempi, alla proposta fiscale della destra, che toglie ai più poveri per dare ai più ricchi, o al patto di potere che lega il cosiddetto regionalismo differenziato, disgregatore della coesione dell’Italia, a un presidenzialismo, che è un corpo estraneo alla nostra Costituzione, fondata sul Parlamento, che affida la stabilità dei governi alla sfiducia costruttiva. La sfiducia costruttiva è in vigore e funziona in Germania e in Spagna». 

D. Che cosa significa per lei “Dare un’anima alla Sinistra. Idee per un cambiamento profondo”?
R. «Un partito, come dice il nome, rappresenta “una parte” della società, non il “tutto”. Bisogna avere chiaro chi vogliono rappresentare il PD e una coalizione progressista. A mio giudizio, come ovunque nel mondo, la Sinistra deve rappresentare le classi popolari, il lavoro dipendente e autonomo, comprese le novità che si esprimono al suo interno, nel tempo della rivoluzione digitale, sapere coinvolgere i mondi della cultura e della ricerca, dare fiducia e speranza nel futuro alle giovani generazioni. Da qui poi si costruiscono le alleanze, la funzione nazionale ed europea. Abbiamo bisogno di una Sinistra plurale, democratica ed europea, di ricostruire rapporti preferenziali sui programmi con il sindacato e le organizzazioni della imprenditoria piccola e media dell’impresa, artigianato e commercio, di sollecitare i contributi delle competenze culturali e scientifiche. Abbiamo bisogno di dare vita a un’Internazionale Democratica Progressista perché le sinistre, chiuse nei soli confini nazionali, sono destinate alla sconfitta e all’irrilevanza. Una Sinistra plurale deve avere valori forti, riconoscibili, programmi coerenti e un’organizzazione sul territorio. Non esiste un’alternativa tra utilizzazione delle nuove tecnologie e partito fondato sulla partecipazione degli iscritti e su un albo degli elettori: vi è complementarità. Solo che oggi il PD, la forza principale del fronte progressista, il partito a cui sono iscritto, è una sorta di confederazione di correnti. Mi auguro che la nuova segretaria, Elly Schlein, riesca a cambiarlo fin nelle fondamenta, dando vita a una fase costituente di sinistra che sappia attrarre i tanti – sono milioni – che delusi ci hanno lasciato e spesso non vanno neanche a votare. Non vedo altre vie per dare alla sinistra un’anima, cioè, lo ribadisco, valori forti, riconoscibili, programmi coerenti, un’organizzazione adeguata (condivido a questo proposito le proposte che ha avanzato Antonio Floridia, un politologo che si occupa di partiti)».

D. Come valuta l’affermazione dei partiti di centro-destra, lo scenario politico italiano dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, le continue sconfitte del Partito Democratico e la cescita del Movimento 5 Stelle?
R. «La scomparsa di Berlusconi è troppo recente per poter valutare se Forza Italia, partito personale, avrà un futuro che la riveda protagonista di primo piano nella politica italiana ed europea. Può nascere un mutamento non banale nello schieramento politico. Lasci però dire a me che non sono di destra, che mi auguro che in ogni paese la destra sia guidata da un partito democratico europeista e non da forze estremiste, neofasciste o anche afasciste, perché su democrazia, libertà ed Europa non si può scherzare.
Il movimento Cinque Stelle non mi pare che sia in crescita di consensi: deve decidere se si libera dall’ipoteca di Grillo e abbandona o meno la via del populismo delle origini. Resta il fatto che il Movimento Cinque Stelle, che non è e non vuole essere definito di sinistra, risulta indispensabile al formarsi di una nuova coalizione progressista.
Io penso che bisogna smettere di farsi del male – il cosiddetto tafazzismo- a sinistra: non hanno senso le pregiudiziali. Bisogna costruire coalizioni alternative alla destra, fondate sulla condivisione di programmi di governo, che vadano da Azione e Italia Viva, a + Europa, a Sinistra Italiana, ai Verdi, al movimento Cinque Stelle, alla sinistra dispersa, a volte senza voce politica, presente in tante associazioni civiche. Il PD deve farsi protagonista della costruzione di questo rassemblement, come direbbero i francesi.
Le ragioni della sconfitta del PD le ho indicate: abbiamo bisogno di essere una Sinistra plurale, non un partito liberal americano, trapiantato a forza in Europa. Dobbiamo rappresentare il mondo dei lavori, della cultura, le giovani generazioni. Detto questo, molte critiche che ci sono rivolte sono al tempo stesso giuste e ingenerose, nel senso che non dovrebbero essere indirizzate esclusivamente al PD ma all’intero schieramento progressista, nel quale troppe volte si preferisce piantare bandierine per essere visibili, anziché contribuire a costruire un’unità, su valori e programmi, alternativa alla destra».

D. Pensa davvero che la Sinistra possa recuperare la credibilità di un tempo?
R. «Non solo lo penso, ma lo ritengo indispensabile alla democrazia in Italia e in Europa. Ripeto quanto ho detto all’inizio del nostro dialogo: della sinistra oggi c’è più bisogno di ieri. Le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale saranno gestite da grandi multinazionali che condizionano la democrazia e le nostre libertà, oppure in funzione della democrazia, della libertà, del superamento delle disuguaglianze e dell’affermazione dei diritti fondamentali della persona? Solo una Sinistra che sia tale può battersi per questi obiettivi. La destra è autoritaria e neo liberista. Vede, le ho fatto ora un esempio che si riferisce alle sfide decisive del presente e del futuro. Si aggiungono a disuguaglianze di più vecchia data, che segnano abissi crescenti nel reddito, nel diritto alla salute, all’istruzione, a una casa, al lavoro, a un ambiente non inquinato. Quindi la mia risposta è: c’è una sinistra sociale in Italia e nel mondo. Se non trova rappresentanza nella politica attuale, costruirà una nuova rappresentanza. Dipende da noi. Un aspetto per me decisivo è saper parlare di pace, formare alla non violenza e alla pace, costruire azioni per realizzare la pace, non darla per scontata. Azioni che si impegnino nella riduzione degli armamenti, nel non dire si alla crescita delle spese militari e ai tagli a scuola e sanità, nel sostenere la messa al bando delle armi nucleari e l’obiettivo di un’adesione dell’Italia al Trattato dell’ONU di proibizione delle armi nucleari. È stato approvato nel 2017 e l’Italia non lo ha sottoscritto! Per me, e per la storia di secoli, Sinistra e Pace sono inseparabili, due facce della stessa medaglia».

D. C’è compatibilità tra la morale cattolica e l’adesione ai principi LGBT sostenuti dalla Sinistra?
R. «Un partito politico non impone a tutti i cittadini comportamenti legati a questa o quella morale religiosa, sarebbe più appropriato dire dottrina religiosa, né altrettanto a visioni morali ateistiche: assume obiettivi di libertà e responsabilità personale, di diritti e doveri, nella salvaguardia della laicità dello Stato. Il PD riconosce sui temi etici la libertà di coscienza, nella vita interna di partito e nelle istituzioni. Mi pare che questo rappresenti una regola fondamentale.
Più nel concreto: in Italia ci sono leggi sul divorzio, sui casi di interruzione della gravidanza, sulle unioni civili. Qualche forza politica vuole revocarle? Penso che il popolo italiano saprebbe rispondere in termini di manifestazioni e di voto. Manca una legge contro l’omofobia: legittimo discutere su singoli aspetti, su come articolarla, non sulla necessità di dotarsene. Siamo già in grave ritardo. Né il Papa né la conferenza episcopale sostengono un’impostazione che non rifiuti odio, violenza, oppressione verso le persone gay. Il punto vero di discussione rispetto a differenti valutazioni a me pare sia principalmente uno: la maternità surrogata o come si qualifica nel confronto pubblico il cosiddetto utero in affitto. Ferma restando la libertà di coscienza nel PD, che ho già richiamato, più di uno siamo contrari a quella scelta: io ad esempio. Del resto sono contrarie anche tante associazioni femministe. Per me una cosa sono i diritti fondamentali, altra il trasformare i desideri, tutti i desideri in diritti. Aggiungo anche che sono contrario a trasformare la sinistra in un partito radical. Le libertà civili sono essenziali ma non dobbiamo mai separarle dai diritti sociali ed economici, in caso contrario le forze progressiste perdono il popolo. Sottolineo un altro aspetto: sulle leggi etiche, che riguardano la vita delle persone non si deve procedere in modo giacobino, con presunzione e autosufficienza. È necessario coinvolgere gli esperti, gli operatori scientifici, culturali, religiosi, valutare le esperienze, avere la volontà di sollecitare confronto e discussione pubblici. La partecipazione è fondamentale nelle democrazie:non è sufficiente, anche se rappresenta una base necessaria e irrinunciabile, la libera espressione del voto. Per la Sinistra libertà, democrazia, giustizia e pace sono inseparabili. Penso che lo siano per i credenti, non solo per i cattolici. Le aggiungo, per concludere, una considerazione, anche se non mi è stata richiesta: sa perché secondo me si deve essere antifascisti e non basta essere “afascisti”? Per l’attualità dell’antifascismo, che non è esperienza racchiusa in un tempo storico concluso. Antifascismo e fascismo sono e restano opposti nei loro valori. Come dico nel libro, patria contro nazionalismo; Europa contro sovranismi autoritari; diritti sociali contro gerarchie corporative; dignità di ogni persona contro discriminazioni; uguaglianza di genere contro maschilismo; solidarietà contro razzismo;disarmo e pace contro violenza e guerra. Ecco, i valori dell’antifascismo sono la base dei diritti umani e della democrazia».