Scende la sera, e tutto si fa confuso, cose e persone, e pensieri. Un’altra notte invernale si avvicina, dopo le feste e gli schiamazzi che hanno salutato l’anno nuovo, un altro.

Sono un terragno, per gli orizzonti della casa paterna. Davanti, a sud, parte il vertice di un triangolo la cui base è verso il Padule, con la vista bloccata, a sinistra, dal Montalbano, ed a destra dal Monte Pisano; in fondo, s’indovinano le propaggini dei Monti Metalliferi. Dietro, i Preappennini, con le Pizzorne ed il Battifolle, a chiudere il semicerchio.

Dovrei amare i monti, dunque; invece, lo spazio aperto che apprezzo di più è quello del mare, forse per contrasto; o forse, per esperienze infantili legate al Molo ed al bagno Paradiso, diversi lustri fa, che non mi pesano troppo, per ora. Ecco, questo scarno, limitato, chiuso orizzonte mi ha, quasi da sempre, costretto – ed invitato – a volare con la fantasia, con l’immaginazione, con i sogni, tanti dei quali si confondevano con certe illusioni, utopie, vaghe contentezze.

D’altronde, solo ad altissime vette, o sulla riva di un mare aperto, le tue pupille si possono completamente dilatare e, per quel minimo che ho letto e sentito, riposare. 

E qui da me, anche la notte indossa un abito che stenta ad essere più largo, più spazioso, più vasto, nel buio quasi totale; così come il silenzio, raramente interrotto dal sommosso brusìo della terra. Ecco, solo così cerco di trovare una parte di me stesso, e qualche risposta, tra mille domande, che mi possa appagare. Tutto questo perché vivo in un mondo più piccolo, più chiuso, assai più intimo del normale; così come le mie riflessioni, che nemmeno mi sfiorano i desideri infiniti, le visioni altere, i pensieri immensi leopardiani, mio lontanissimo e irraggiungibile punto di riferimento. In realtà, i panorami ed i silenzi non fanno più parte di questa nostra attuale società. E basta ripetere le solite trite frasi sul mondo che cambia e sui valori di una volta! Le pagine di questa vita sono state appena sfogliate; rimane il rimpianto, la nostalgia, ma tutto dovrebbe finire lì, senza rimorsi.

Oggi, viviamo nella “globalizzazione”, e non siamo quasi più padroni del nostro orticello: dobbiamo adattarci. Così sarà perché l’uomo è l’animale, su questo pianeta, che si ambienta più di tutti gli altri, e la Storia ne dà una conferma da sempre. Quando poi la vita comincia a virare, solo allora ti rendi conto di non poter rimanere al passo dei tempi per fatica, indolenza, incapacità; perché ci sembrano più veloci del nostro ieri, e stentiamo a salire su quel treno che ci sembra velocissimo, abituati ai “ritardosi” regionali che non hanno orari di partenza né di arrivo. 

Tutto corre, e tutto fa rumore; hai voglia di ripensare ai Futuristi, a Marinetti: era un’avanguardia, un secolo fa, e fece scalpore. Ora, altre sono le avanguardie, e non he ho la voglia, onestamente, di capirle: mi sembrano troppe, astruse, effimere, che si accavallano le une sulle altre, vuote. E’ una mia impressione. Così come mia convinzione è cercare se stessi nel silenzio, nella solitudine, nel raccoglimento. Scoppiare petardi per qualche manifestazione può trasmettere emozioni, ma vallo a raccontare ai cani quanto sia entusiasmante spendere un sacco di soldi per un gesto superfluo, inutile, inconcludente: restano sempre una “grande manifestazione d’inciviltà”! Sono fatto così, male, credo. Male, perché sto male nel vedere l’ingiustizia; l’imbarbarimento dei costumi; la superficialità dei contenuti; l’assenza della riflessione; il non porsi un obiettivo, seppur minimo; il riacquistare, riconquistare il perduto spirito d’appartenenza.

Tutto è rumore, dunque, urlo, impazienza, insulto, e sembra che tutto questo baccano, fracasso, abbia anche raggiunto i silenzi delle vette, l’immensità del mare. Pochissimi i camminatori, se non per motivi di salute; rari i cicloamatori, inghiottiti dai branchi dei dilettanti allo sbaraglio, addobbati come manichini e con bici carissime; i sognatori, ce ne sono ancora? D’altra parte, come puoi volare, fantasticare, spaziare come Lady Gaga, Madonna e compagnie urlando! Sarò antiquato, “obsoleto” come minimo, ma prima o poi te le dovrai togliere le cuffie; dovrai uscire dalla discoteca; scenderai dalla macchina: e allora?

Sembra assurdo: sono quasi finite le feste, prima puntata dell’anno nuovo, e già si predispongono le successive, in fretta, senza respirare, con affanno. Allora…, rassegniamoci. Il nostro è un mondo edonista, senza dubbio; un rincorrere lo spettro della felicità, ed i suoi affini, mai da soli, però, come se la solitudine fosse un aspetto negativo dell’attualità.

Immaginiamo un nostro contemporaneo catapultato nell’Alto Medioevo, dove silenzio e buio – la notte – erano totali: da farlo impazzire, o morire di paura! Il tramonto ha quasi esaurito il suo cammino. Scorgo rare luci giù in basso; rumori attutiti, lontani, indistinti. E’ pace, tutt’intorno, anche dentro, senza la TV.

“Ascolta, si fa sera …”.

Franco Corsetti