La Pilotta, imponente palazzo simbolo del potere ducale dei Farnese, centro storico e civile della città di Parma, è oggi un Complesso Monumentale unico.

Il TEATRO FARNESE, la GALLERIA NAZIONALE DI PARMA, il MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE e la BIBLIOTECA PALATINA, uniti da una storia antica, con collezioni ricche di piccoli e grandi tesori, e poi separati nel tempo, ritrovano oggi la loro unità, dando vita ad un centro culturale e scientifico che si apre ad un nuovo dialogo coi cittadini.

Il suo nome deriva dal gioco nobiliare della “pelota”che si praticava nei suoi cortili in particolari occasioni di rappresentanza.

IL TEATRO FARNESE Al primo piano del Palazzo della Pilotta un portone monumentale in legno dipinto, sormontato da una corona ducale, ci conduce al Teatro Farnese: un ambiente spettacolare che conserva ancor oggi il ricordo della fastosa vita di corte dei Duchi Farnese. Quasi del tutto distrutto dalle bombe del 1944 e ricostruito in epoca moderna, oggi il teatro ci restituisce una delle più straordinarie architetture teatrali del Seicento.

Costruito in brevissimo tempo, usando materiali leggeri come il legno e lo stucco dipinti, il teatro nacque per volontà di Ranuccio I, IV duca di Parma e Piacenza (1593 -1622), il quale intendeva festeggiare con grande sfarzo la sosta di Cosimo II de’ Medici a Parma, programmata in occasione di un viaggio del Granduca di Toscana a Milano per visitare la tomba di San Carlo Borromeo. Si trattava di un evento di grande importanza politica per Ranuccio, che aveva la possibilità di rinsaldare i suoi legami con la famiglia medicea, riallacciati nel 1615, con un accordo matrimoniale tra le due famiglie ducali, mostrando a Cosimo e implicitamente a tutta l’aristocrazia italiana la grandezza e lo splendore del casato dei Farnese.

Nel 1617, in tutta fretta, fu quindi invitato a Parma l’architetto ferrarese Giovan Battista Aleotti, detto “L’Argenta” dal nome del paese d’origine (1546-1636), che aveva già lavorato con i Farnese a Parma durante il carnevale del 1616 per l’allestimento di un’opera torneo nel cortile del Vescovado. L’Aleotti era architetto ed ingegnere idraulico, grande erudito e spirito enciclopedico, e i suoi interessi spaziavano dalla matematica all’architettura, alla scenotecnica e alla filosofia.

Sfumato il progettato viaggio di Cosimo, l’inaugurazione del teatro – già ultimato nel 1619 – avvenne solo nel 1628, in occasione delle nozze tra Margherita de’ Medici e il duca Odoardo, con uno spettacolo allegorico-mitologico dal titolo “Mercurio e Marte” – con testo di Claudio Achillini e musiche di Claudio Monteverdi -, arricchito da un torneo e culminante in una spettacolare naumachia, per la quale fu necessario allagare la platea con una enorme quantità d’acqua, pompata tramite una serie di serbatoi posti al di sotto del palcoscenico.

Data la complessità degli allestimenti e del funzionamento delle macchine di scena, nonché l’alto costo degli spettacoli stessi, il teatro fu utilizzato solo altre otto volte dal 1652 al 1732, in occasione di visite illustri o di matrimoni della corte dei Farnese. A riprova di ciò, la costruzione nel 1689 di un teatrino di corte più piccolo, voluto da Ranuccio II negli spazi adiacenti al gran teatro, disegnato dal bolognese Stefano Lolli.

Foto Credits cover ph. Giovanni Hänninen