Ancora pochi giorni e avrà inizio la 74a edizione del Festival di Sanremo.
I media ne parlano da tre mesi circa e Amadeus anche quest’anno lo condurrà meritatamente per la quinta volta consecutiva. Sarà forse l’ultima?
Il Festival appartiene ormai al dna degli italiani. Ogni anno lo aspettiamo curiosi di conoscere nuove canzoni e nuovi cantanti e di ascoltare le esibizioni dei nostri beniamini.
La kermesse sanremese non è più quella di un tempo, capace di proporre canzoni orecchiabili e durevoli. Le edizioni degli anni ’70-’80-’90 hanno espresso brani memorabili sorprendentemente ancora in “auge”, composte da eccellenti autori e interpretati da grandi artisti.
I maestri che si sono succeduti in questi settantaquattro anni alla direzione dell’orchestra festivaliera sono numerosi. Alcuni vi hanno partecipato per più edizioni. È il caso del maestro Vince Tempera che ormai appartiene a pieno titolo alla storia del Festival di Sanremo.

D. Maestro Tempera, cosa le suscita nella mente e nel cuore il Festival di Sanremo?
R. «Quasi niente perchè non riconosco più il Festival di quello che era. Lo sento lontano da quello che abbiamo fatto noi per tanti tanti anni. È un Festival applicato bene e costruito bene. Molti cantanti sono sconosciuti perchè non sono stati inseriti e perchè oggi la rete google fornisce le loro frequentazioni e il numero dei loro ascolti. Una volta si diceva la canzone di Domenico Modugno, Iva Zanicchi, Lucio Dalla… si curiosava sulla canzone e il cantante era il mezzo per farci sentire la canzone»

D. Ha partecipato tante volte al Festival di San Remo dirigendo canzoni storiche. Quando iniziò la sua esperienza sanremese?
R. «Iniziò con la canzone “Zingara” di Iva Zanicchi perchè ero l’arrangiatore di quella versione. Lavoravo… ed ero il “ragazzo di bottega”, molto giovane, e già scrivevo per i grandi maestri di allora». 

D. Che emozioni provò in quell’ esordio?
R. «Il Festival di Sanremo era la fase di lancio della canzone. Al Festival c’era la televisione e durava poco più di un’ora e non cinque ore. C’ era Mike Bongiorno bravissimo che presentava queste canzoni. Era come un pò un campionato di calcio. Al Festival si incontrava Adriano Celentano, Ornella Vanoni, Don Backy, Jonny Dorelli… I cantanti che andavano veramente per la maggiore si confrontavano al Festival di Sanremo. Durante l’estate, invece, c’era il Cantagiro che era il contraltare del Festival di Sanremo. Bisogna ricordare che il Festival di Sanremo è vissuto perchè molte canzoni sono state cantate anche da grandi cantanti internazionali».

D. Su quali criteri viene scelto un direttore d’orchestra per il Festival di Sanremo?
R. «Quando iniziai ogni casa discografica aveva il suo apparato artistico, la propria orchestra, il proprio arrangiatore e, quindi, ogni casa andava al Festival con il suo direttore e con il suo arrangiatore. Io ho lavorato molti anni per la Emi, Ri-Fi, Sugar, PolyGram. Qualcosa producevo io e qualcosa dirigevo per altri. Il Festival di Sanremo è una kermesse solo per professionisti»

D. Tra le numerose canzoni che ha diretto a quali è fortemente attaccato?
R. «A tutte o a nessuna. Nei giorni scorsi ho visto i “Giganti” in televisione su Rai 1 e con loro scrissi una canzone “Il viso di lei” che fu presentata al Festival di Sanremo del 1971. Riascoltarla dopo oltre cinquant’anni mi accorgo che, oggi come oggi, è una canzone molto forte. Allora era molto debole in mezzo a grandi artisti come José Feliciano ecc… Qualcuno ha detto: “Sembrano i Måneskin cinquant’anni prima…” E invece eravamo noi già avanti cinquant’anni». 

D. Ricorda un Festival distinguibile da tutti gli altri?
R. «Quello del 1990 quando è ritornata l’orchestra. Quel Festival fu organizzato da Adriano Aragozzini e ci furono molte molte canzoni che vendettero milioni e milioni di dischi. Fu vinto dai Pooh. Poi c’era Marco Masini che vinse nella sezione delle Novità e poi c’erano Amedeo Minghi, Ray Charles, Dee Dee Bridgewater. Fu veramente un Festival molto forte».

D. Tra i tanti autori di canzoni sanremesi che si sono succeduti negli anni quali ammira di più?
R. «Luigi Albertelli, Enrico Riccardi, Giancarlo Bigazzi, Carlo Alberto Rossi…».

D. Quali elementi varianti denota nelle canzoni che ha diretto rispetto a quelle degli anni del suo esordio?
R. «Al mio esordio c’erano soltanto una orchestra e il cantante. Poi successivamente sono intervenute l’elettronica, il digitale, il clic per il batterista. Quando ho iniziato io se non stavi attento a dirigere l’orchestra poteva andare fuori tempo. La vera direzione è stata durante gli anni Sessanta e Settanta. Negli anni Ottanta c’era il playback. Negli anni 2000/2010 con l’ausilio del clic e delle sequenze del computer, metà è orchestra e metà è digitale. Oggi come oggi è abbastanza facile dirigere perchè con un clic sei a posto…».

D. Maestro, a quanti Festival ha partecipato?
R. «Ho iniziato nel 1968, ma anche quando l’orchestra non era più presente ho iniziato io a sostituirla con più playback. Praticamente dal 1968 ci sono sempre stato per conto della case discografiche per le quali lavoravo fino all’ anno 2016 quando diressi Francesco Gabbani vincitore nella sezione delle nuove Proposte con la canzone “Amen”». 

D. Credo con questi quarantotto anni consecutivi al Festival che abbia stabilito un record…
R. «Forse è un record, ma spero di non aver finito e si presentino altre occasioni».