Non sono pochi i portieri degli anni ’70 e ’80 del ‘900 che si sono particolarmente distinti in questo ruolo. Pensiamo, per esempio, a Dino Zoff, Enrico Albertosi, Ivano Bordon, Paolo Conti, Franco Tancredi, Giovanni Galli, Walter Zenga, Stefano Tacconi ecc…

Anche Luciano Castellini detto il Giaguaro, estremo difensore del Torino e del Napoli, appartiene senza ombra di dubbio a questa rassegna vasta.

D. Castellini, il Torino costituisce una leggenda del calcio italiano. Cosa ha significato per lei indossare la maglia granata?
R. «È stata fondamentale. Venivo dalla serie B e mi ha fatto capire che potevo fare questo mestiere. Non speravo di diventare un buon portiere. È una maglia simbolica perchè appartiene ad una squadra che ha avuto molte disgrazie e nell’indossarla diventi anche tifoso».

D. Gli anni ’70 sono celebri anche per i derby accesi tra Torino e Juventus. Quali non potrà mai dimenticare?
R. «Tutti. Ne ho persi solo uno o due, perciò ho dei bellissimi ricordi. Era un calcio diverso. Inizialmente non c’erano stranieri. Eravamo tutti italiani e motivati. Eravamo attaccati alla maglia sia noi che quelli della Juventus. Però, noi del Torino eravamo una cosa diversa da tutti».

D. Quali emozioni si vivevano sul campo disputando una partita contro la Juventus durante quegli anni?
R. «Era una partita che durava due settimane. La settimana prima del derby facevamo gli allenamenti al “Filadelfia” ed eravamo seguiti da 3000/4000 persone che venivano a vederci allenare, perciò le motivazioni erano tante. E quando vincevamo, anche la settimana dopo, erano sempre in 3000/4000, per cui era una botta di adrenalina che durava quindici giorni».

D. Nel campionato 1971/72 cosa mancò al Torino per vincerlo?
R. «Gli arbitri… Se era in funzione il Var lo avremmo vinto…».

D. Cosa aveva in più il Torino dello scudetto 1975/76 rispetto alle altre squadre tra le quali la Juventus?
R. «Non eravamo tanto consapevoli. Quando iniziammo a capire che mettevamo paura ci siamo accorti che eravamo abbastanza bravi anche noi».

D. Cosa ricorda del Campionato del Mondo di calcio 1974 disputato in Germania quale convocato in quella edizione?
R. «Uscimmo al primo turno. Ricordo che la Polonia era fortissima e per noi non fu semplice».

D. Otto anni nel Torino e poi il passaggio al Napoli. Due piazze importanti ma ben diverse. Cosa cambiò nella sua vita agonistica?
R. «Ho disputato più partire a Napoli che a Torino. Ho un ricordo meraviglioso di Napoli. Una città che mi ha accolto calorosamente. Ancora oggi, quando ci vado, mi ricordano e mi accolgono in una maniera incredibile. Napoli è una città con un tifo particolare perchè ti spronano al massimo. A Napoli ho disputato dei buoni campionati e ho sempre un buon ricordo».

D. A Napoli è stato compagno di squadra anche di Diego Armando Maradona. Ci può parlare brevemente di lui?
R. «Era un grande. Era nato per giocare a calcio. Le azioni che ha compiuto sul campo non appartengono ai campioni del calcio ma ai super fuoriclasse…».

D. A 40 anni ha terminato con il calcio giocato. Però ha continuato a militare nel mondo calcistico, vero?
R. «Sono rimasto qualche anno a Napoli quale preparatore dei portieri e poi mi sono trasferito all’Inter dove, oggi, mi occupo dei giovani e dei centri di formazione. Grazie a Dio non sono mai uscito da questo mondo. Non ho mai lavorato. Ho sempre giocato a calcio ed è mestiere che mi piace da sempre. Quando un mestiere ti piace non pesa».

D. In questi ultimi anni si sono succeduti vari portieri assai validi. Quali assomigliano particolarmente a lei?
R. «Non ci sono paragoni. Oggi ci sono queste scuole per tentare di istruire tutti alla stessa maniera. Nella nostra generazione c’era molto di personale. Era più istinto e anche l’ intraprendere il ruolo avveniva in maniera diversa. Eravamo meno costruiti».

D. Castellini, il suo cuore è granata o partenopeo?
R. «La mia è una risposta diplomatica: dire al cinquanta per cento, però è la verità. Il mio cuore è granata perchè sono cresciuto chiaramente. È partenopeo perchè mi ha ridato morale e desiderio di continuare».

Dedicata all’amico Alberto Danesi -Titti- unico tifoso del Torino a Massa e Cozzile (PT)