C’era anche lui, Giuseppe Galderisi, tra i protagonisti del Calcio degli anni Ottanta. C’era soprattutto con la maglia della Juventus, con la quale appena diciottenne vinse il suo primo scudetto, del Verona, dove ancora oggi è considerato uno dei pionieri della vittoria del campionato 1984/85, del Milan di Nils Liedholm e perfino con quella della Lazio di Eugenio Fascetti. Ma non solo. Galderisi, attaccante di grande fiuto e autore di goal memorabili, vestì la maglia della Nazionale italiana guidata da Enzo Bearzot al Campionato del Mondo disputato in Messico nel 1986.

D. Galderisi, come si presenta questo nuovo Campionato di Calcio 2022/23?
R. «Ci sono ancora diversi giorni di calcio mercato che durerà fino alla IV o V giornata del campionato e questo non aiuta le squadre. Penso che molti allenatori non siano contenti. Però, si presenta alla grande, perché non ci sono soltanto Juventus, Milan e Inter, che sulla carta dovrebbero essere le squadre favorite. Ci sono squadre molto “curiose” come la Roma, la Lazio, la Fiorentina, che crescerà ancora. Poi dobbiamo vedere le squadre “medie” come il Verona, l’Empoli… Sarà un campionato molto equilibrato, difficile e sarà una stagione interessante».

D. Ritiene che il Milan possa ripetere il successo dello scorso anno?
R. «Perché no? Il Milan ha preso consapevolezza delle proprie forze ed è una società forte. Il direttore tecnico Paolo Maldini è il top per me, sia come persona sia come professionista e l’allenatore Stefano Pioli ha dimostrato con il suo staff di saperci fare non solo nel far giocare bene la squadra, ma anche a gestirla. Credo che il Milan sia uno dei candidati più forti a vincere il campionato».
 

D. Quali altre squadre potranno aggiudicarsi il titolo? E quali squadre dovranno lottare per non retrocedere?
R. «Penso che l’Inter con il ritorno di Lukaku sia una squadra più competitiva. La Juventus non è partita bene in questo pre-campionato, ma sicuramente farà qualche movimento di mercato importante. Anche la Roma possiede dei giocatori, come Wijnaldurn e Dybala che riescono ad inserirsi in un contesto forte e ha un allenatore capace di gestire bene la squadra e di creare una mentalità vincente. Insieme al Milan, a mio avviso, sono queste le squadre che potrebbero vincere il campionato. Sono curioso anche di vedere il Napoli, una squadra che sta cercando di rinforzarsi. Per quanto riguarda le compagini che dovranno lottare per non retrocedere è ancora molto difficile fare dei nomi. Mi auguro che il Verona possa ripetere le imprese dello scorso anno e che la Salernitana riesca a disputare un campionato meno rischioso dello scorso anno. Ma sarà lo svolgimento del torneo a farci capire come andranno le cose».

D. Valutando attentamente la campagna acquisti, pensa che ci possa essere la squadra rivelazione del campionato?
R. «Con il mercato ancora aperto credo che qualche squadra potrà migliorare il suo organico con qualche “colpo” inaspettato. A trattative chiuse avremo il quadro completo su come una squadra è partita e su quello che riuscirà a fare. È un po’ complicato, perché, a mio avviso, un allenatore dovrebbe avere la sua squadra completa mentre lavora e ulteriori inserimenti diventano complicati per tutti».

D. Cosa dobbiamo aspettarci dalla Juventus? Potrà finalmente vincere la Champions League?
R. «La Juventus prima di pensare alla Champions League dovrebbe diventare protagonista del nostro campionato. Non è partita bene, ma sono sicuro che dopo questi nuovi giocatori arrivati, cercherà di inserire qualcuno in più. La Juventus è sempre competitiva, negli ultimi anni ha fatto qualche passaggio a “vuoto”, ma l’indole della società è quella di vincere».

D. In questo campionato, come valuta la presenza inedita di un arbitro dal volto femminile?
R. «Sono felice per questa ragazza che ha fatto la sua strada e mi auguro che ce ne siano altre. La capacità e la professionalità non dipende dal sesso, ma dalla bravura della persona. Sono convinto che ce ne saranno sempre di più e lo hanno dimostrato anche calcisticamente, perché sono vere professioniste».
 

D. Secondo lei, come si dovrebbe svolgere una adeguata preparazione pre-campionato?
R. «Ai miei tempi durante il ritiro pre-campionato si lavorava per tre settimane “secche” e ci preparavamo bene. Oggi le grandi squadre vanno a giro per il mondo a disputare partite amichevoli e il ritiro è diventato molto diverso. Però, quando inizia il campionato arrivano tutte preparate. Occorre lavorare attentamente e in modo scrupoloso per cercare di far crescere la condizione fisica e il senso di squadra». 

D. In prossimità del Campionato del Mondo, secondo lei, quali saranno le squadre più favorite?
R. «Mi sarebbe molto piaciuto vedere l’Italia di Roberto Mancini in cui credo tantissimo. Francia, Argentina, Brasile, Germania e Inghilterra credo che siano le squadre più favorite. Anche il Portogallo è una squadra molto forte. Però, secondo me, Francia, Argentina e Brasile sono un po’ davanti a tutte».  

D. Nella sua lunga carriera calcistica ha giocato insieme a campioni come Platini, Dirceu, Paolo Maldini e Franco Baresi. Tra i suoi numerosi colleghi, chi ricorda con particolare piacere?
R. «Carlo, il discorso si fa complicato. Sono cresciuto nella Juventus e all’età di quindici anni sedevo già nello spogliatoio accanto a uomini e campioni veri. Parlo di Dino Zoff, Giuseppe Furino, Roberto Boninsegna, Romeo Benetti, Roberto Bettega, Franco Causio. Ho avuto il piacere di giocare in una delle migliori Juventus, che in avanti aveva campioni come Roberto Bettega, Marco Tardelli, Paolo Rossi, Michel Platini, Zbigniew Boniek e dietro aveva campioni come Claudio Gentile, Antonio Cabrini, Gaetano Scirea… Ognuno di questi mi ha insegnato tanto, soprattutto sotto l’aspetto umano e tecnico. Poi ho giocato nel Verona, una squadra molto importante per me, con calciatori di cui forse si parla meno, ma erano veri professionisti, come Pierino Fanna, Roberto Tricella, Preben Elkjær, uno dei più forti attaccanti con cui ho giocato nella mia carriera, e poi Hans-Peter Briegel. A Verona vinsi lo storico scudetto nel campionato 1984/85, nel quale giocavano campioni come Sócrates, Passarella, Edinho, Zico, Michel Platini, Diego Armando Maradona, Falcao, Boniek. Dovevi lavorare molto per essere alla loro altezza dato che li incontravi sul campo. Sono stati grandi giocatori, hanno fatto divertire e hanno insegnato tantissimo. Ho militato nel Milan giocando con tanti campioni come Paolo Maldini, che forse è il giocatore a cui sono più legato perché ho condiviso con lui anche le esperienze in Nazionale, e poi Franco Baresi».  

D.  Lei ha indossato anche le maglie di Juventus, Verona, Lazio, Milan e Padova segnando tanti goal. A quali squadre si sente più legato?
R. «Devo molto a tutte le squadre in cui ho giocato, credimi Carlo. Devo molto alla Juventus per quello che mi ha insegnato e mi ha trasmesso su valori e disciplina. Sono innamorato di Verona e di quel gruppo storico che vinse lo scudetto per quello che facemmo e per quello che fummo. Al Milan ho avuto meno fortuna, ma sono stato molto bene e di lì a poco questa squadra avrebbe vinto tutto. A Roma nella Lazio, dove, nonostante avessi realizzato soltanto un goal in tutta l’annata, ancora oggi mi vogliono un gran bene. A Padova sono considerato il giocatore del “secolo”. Nella mia carriera tutti questi passaggi sono stati fondamentali per la mia vita sotto tutti i punti di vista»

D. E quali goal non potrà mai dimenticare?
R. «Ce ne sono diversi, anche se non ne ho realizzati tantissimi, però me li ricordo tutti. Nella mia carriera ho segnato goal importanti: i primi con la maglia della Juventus, che furono determinanti per lo scudetto; poi quelli con il Verona e con il Padova, che ci consentirono la promozione in serie A dopo trentadue anni. Forse un bel goal fu quello che realizzai in Sampdoria-Verona che terminò 1-1, poi nello stadio Maracanà di Belgrado dove feci una doppietta».

D. A quale dei suoi scudetti è più affezionato?
R. «Al primo conquistato con la Juventus nel 1981/82. Praticamente da ragazzino mi sono trovato a disputare sedici partite e a realizzare sei goal; e poi quello con il Verona, dove vivemmo una storia meravigliosa con l’allenatore Osvaldo Bagnoli». 

D. Tra gli attuali calciatori di serie A, quali sono quelli che le assomigliano di più?
R. «Mah… Alcuni sostengono che mi assomigli molto Giacomo Raspadori. Io ero un calciatore nato come mezz’ala, ovvero come centrocampista offensivo. Fu poi Trapattoni che mi trasformò in punta e credo di averla fatta bene, anche perché in avanti avevo Paolo Rossi, che era il mio mito da emulare e col quale dormivo nella stessa camera. Però, Carlo, non saprei dirti chi mi assomiglia veramente».